La battaglia per il controllo del marmo. Rivalse infinite tra antiche famiglie

Unificazione d’Italia, la città vive lotte intestine al consiglio comunale e fuori a colpi di carte bollate

Amministrazione civica nel caos, consiglieri comunali dimissionari o assenteisti, lavori di giunta bloccati. E’ la situazione di palazzo civico a Carrara al tempo dell’unificazione nazionale. La situazione ereditata dai governi estensi non era delle migliori, ma contrasti e litigi tra le famiglie più in vista e le conseguenti cause, vi hanno molto contribuito. A fare luce sui motivi, sono i consiglieri Carlo Sarteschi e Andrea Passani che puntano il dito sugli uomini eletti nella assise municipale che sono legati alla borghesia del marmo: proprietari o concessionari di cave, titolari di opifici, commercianti del lapideo, che vogliono conservare i privilegi di cui hanno goduto.

Ma c’è anche la tradizionale aristocrazia terriera, la grande proprietà assenteista schierata contro la borghesia che vuole soppiantarla a proprio vantaggio. Così su 30 consiglieri, 12 sono dimissionari e tra i restanti, solo 7 od 8 si presentano in aula. Si arriva allo scioglimento della giunta e alla nomina di un commissario straordinario nella persona di Pietro Monteverdi. Nel 1863 è Cesare del Medico a illustrare in consiglio i mali: in Comune ci sono pratiche irregolari e imperfette conservate in maniera irrazionale e caotica, cave possedute da terzi ma detenute senza contratti così da non pagare al Comune i canoni, manca un ingegnere che provveda alla formazione delle mappe topografiche.

Nel 1869 così il giornale “L’Apuano” descrive la situazione: "La discordia, l’incertezza e l’illegalità è la sintesi che presenta il municipio di Carrara". Dalle stanze del consiglio comunale si decretano fortune o rovine di intere famiglie. Il controllo sulle concessioni marmifere muove notevoli interessi e le grandi famiglie cercano di ampliare il giro di affari ma soprattutto il loro peso economico e sociale, a danno dei piccoli e medi produttori. Così le famiglie più in vista mirano a controllare il Comune in modo diretto, mediante la elezione di qualche membro familiare, oppure indirettamente tramite uomini di propria fiducia. Ma le maggiori famiglie piazzano propri uomini anche nei punti chiave dell’apparato finanziario cittadino: nella Banca Nazionale nata nel 1863; nella Banca di Sconto di Carrara nata negli anni ’70 per volontà degli stessi industriali; nella Camera di Commercio ed Arti nata nel 1862.

Le famiglie più in vista (Fabbricotti, Del Medico, Lazzoni) vogliono assicurarsi il controllo amministrativo, considerato non una magistratura democratica (con tutti i distinguo, visto il ristretto suffragio), ma un diritto spettante alle famiglie di maggiore censo. Controllare il Comune vuol dire controllare la politica dei tributi attraverso l’imposta sui consumi, la non progressività della imposta di famiglia e di quella sugli esercizi, ma soprattutto il controllo delle concessioni degli agri marmiferi. Un processo di accentramento della proprietà e di sostegno dei prezzi.

Questa stuazione è favorita anche dalla approssimazione del catasto estense che, nonostante lo sforzo di riordino, si basa sulla semplice dichiarazione dei singoli proprietari. Così i confini degli agri non sono ben marcati, le relazioni dei periti comunali non sono precise. Un clima di tensione, che genera cause legali tra confinanti. Ma anche le derivazioni di acque dal Carrione, indispensabili per le lavorazioni in segheria, visto che l’energia elettrica deve ancora arrivare, sono all’origine di litigi. Nel 1865 i Fabbricotti aprono un contenzioso con i Sarteschi per una derivazione d’acqua, tre anni più tardi sono i Peghini a contestare ai Sarteschi un’altra derivazione.

Negli anni ’70 i Fabbricotti e Lazzoni si fronteggiano per il possesso di agri, i Walton accusano i Fabbricotti di lavori arbitrari sul Carrione, mentre il torrente Bedizzano è al centro di una disputa tra i Pianadei e Bonanni tra il 1868 e il 1869. Ancora i Lazzoni sono impegnati contro i Frugoli per la vendita di una cava a Torano, contro i Pelliccia per la demarcazione di alcuni agri marmiferi, contro i Rocchi per l’escavazione sui monti di Colonnata. Non mancano neppure reciproche denunce per diffamazione come quella di Gerolamo Fiaschi contro Carlo Lazzoni. Guerre a colpi di carte bollate al punto che nel 1871, l’80% delle cause civili discusse davanti al tribunale d Massa, proviene da Carrara e ha come oggetto il possesso degli agri marmiferi.

Maurizio Munda