Un ponte per due comunità, quella cattolica ed ebraica, ma che abbraccia anche i laici, perché "unisce tutta Livorno". Si chiamerà "Ablondi-Toaff" il nuovo ponte a campata unica che sorgerà ai Tre Ponti, come opera conclusiva di riassestamento idraulico post alluvione 2017. Questo l’omaggio di Palazzo Civico a monsignor Alberto Ablondi, compianto vescovo di Livorno, e il rabbino Elio Toaff, massima autorità spirituale in Italia dal secondo dopoguerra, scomparso nel 2015: figure che "hanno fatto da ponte tra le due comunità in città", per il sindaco Salvetti.
Emanuele Rossi, presidente dell’associazione Ablondi, nonché del Conservatorio Mascagni, costituzionalista e docente ordinario alla Sant’Anna, è d’accordo con questa metafora?
"Nel 2014 l’associazione formulò una proposta all’amministrazione comunale affinché fosse intitolata al Monsignor una strada, una piazza, un luogo come atto dovuto di riconoscimento e memoria alla sua figura. Il messaggio è stato recepito da quella attuale, e ne siamo contenti, evidentemente in ragione della personale amicizia tra i due, rispetto a due comunità che per merito loro si sono tanto parlate". Che cosa hanno rappresentato Ablondi e Toaff per le rispettive comunità?
"Il Vescovo ha incarnato uno stile di chiesa che ha favorito il recepimento del Concilio Vaticano II nella diocesi di Livorno. La ‘Chiesa in uscita’ di Papa Francesco è stata la ‘Chiesa amabile’ di Ablondi. Sul piano sociale, ha costituito un punto di riferimento per Livorno, tanto da essere considerato il vero sindaco, per gioco, data la sua morale altissima. Quanto a Toaff: è partito come rabbino da Livorno fino a ricevere a Roma, in sinagoga, Papa Giovanni Paolo II, non a caso, proprio negli anni di dialogo e apertura con Ablondi".
Quale il lascito dell’uno e dell’altro?
"La chiesa di Ablondi, oltreché proiettata verso le indicazioni conciliari, ha aperto le porte a tutti, indistintamente, poiché ascoltata e non più estranea alla società civile. Livorno, che per sua storia è città di ‘mangiapreti’, con il Monsignor ha conosciuto il superamento della distinzione tra cattolici e laici. Toaff, dal canto suo, ha contribuito in modo determinante a far riconoscere e inserire la comunità ebraica nel tessuto livornese, in posizione di proficuo rapporto con le autorità cittadine".
Che persona era Ablondi? Un aneddoto personale che lo riguarda?
"Nell’elenco telefonico aveva lasciato il numero personale, per cui rispondeva e aiutava chiunque provasse a contattarlo. Scrissi un articolo su di lui, quando finì di fare il Vescovo, intitolato “Più profeta che re“. Ha saputo indicare la via, come fanno i profeti, piuttosto che un sovrano alla guida di una macchina amministrativa. Appena lo lesse mi telefonò, e mi disse che condivise la mia analisi. E questo non poté che farmi piacere".