ANGELA GORELLINI
Sport

Stefano Osti: il futuro del Siena tra Serie D e riforme del calcio italiano

Stefano Osti discute il passato e il futuro del Siena, ora in Serie D, e le riforme necessarie nel calcio italiano.

Stefano Osti e Massimiliano Virto, Corrente bianconera

Stefano Osti e Massimiliano Virto, Corrente bianconera

Ha sempre a cuore, Stefano Osti, il ‘suo’ Siena. L’ex segretario generale della Robur, presente all’inaugurazione della nuova sede del Club Corrente Bianconera, ha parlato di passato, presente e futuro. "I giovani di oggi hanno visto solo la Serie A – spiega –, ma chi è più grandicello ricorda che il Siena ha giocato nelle massime categorie solo qualche stagione, rispetto ai suoi 121 anni di storia. Ci sarà un motivo se per più di un secolo ha disputato la C1, la C2 o la D. Ci dobbiamo adeguare alla realtà, pur tenendo a mente i ricordi straordinari vissuti. Immagini bellissime che sono però l’eccezione. La Robur adesso è in Serie D e deve augurarsi che la dirigenza attuale abbia la voglia, l’affetto, l’attaccamento ai colori, per poter lavorare e salire di categoria. Con il tempo e con la passione degli sportivi, che a Siena non è mai venuta meno. La scorsa stagione sono stati sottoscritti 1350 abbonamenti, numero non abituale in D: nella vicina Grosseto, dove le ambizioni erano stralunari, ne sono stati fatto 349… Il passato ci deve solamente far apprezzare che il Siena esiste ancora, il rischio che non succedesse è stato corso".

Osti traccia quindi un bilancio della stagione appena conclusa. "Il campionato è stato drogato dal Livorno che ha impedito una lotta equilibrata come in quasi tutti gli altri gironi – sottolinea –. Il livello non è stato eccellente, ma si sono messi in mostra diversi giovani, anche nel Siena. Ma per vincere un campionato non servono solo giovani bravi, ma anche giocatori di categoria. La Robur, probabilmente, venendo da un campionato stravinto in Eccellenza, ha pensato che con poco potesse ripetersi. Ma ogni categoria ha i suoi valori, una sua espressione della tecnica. Comunque, come ho detto, quando negli anni ’80 facevamo l’altalena tra la C1 e la C2, non pensavamo ad andare in Serie B, ma a salvarci: essere stati più o meno sempre tra le prime cinque è già un grande risultato".

"Dobbiamo essere ragionevoli – aggiunge –, dobbiamo vedere il bicchiere mezzo pieno e, soprattutto, vista la difficoltà di trovare dirigenze stabili, dare appoggio alla nuova società: sono stranieri, non hanno esperienza del calcio italiano, magari abbiamo noi da imparare da loro su certe cose, come la cultura sportiva o la pazienza. Bisogna far sì che il Siena possa durare a lungo, molto a lungo, con la speranza di una risalita in vista anche delle riforme dei campionati".

Quindi sulle riforme. "Il presidente fedarle punta a un girone di élite di Serie C, con 20 squadre – chiude Osti –. Verrebbero a crearsi tre aree professionistiche, la A, la B e la C, poi un cuscinetto tra la C e l’attuale D. Ma serve l’accordo di tutte le componenti. La riforma del lavoratore sportivo ha già determinato un nuovo essere tra il dilettante e il professionista: un ritorno al passato, al semiprofessionismo, uno status ritenuto all’epoca inadeguato, ma che oggi, dopo 40 anni, è riconosciuto giusto. Il Siena si deve muovere anche in quest’ottica,le infrastrutture e il settore giovanile sono aspetti che deve essere bravo a curare, senza dimenticare i rapporti con la tifoseria, con la città e con l’ambiente tutto".

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