
Giovanni Gasparro
Siena, 17 luglio 2024 – Avrebbe propagandato idee fondate sull’odio razziale antisemita, sostiene la procura di Bari. Ed il reato sarebbe stato commesso pubblicando sul suo profilo facebook 21 foto. Immagini dell’opera dal titolo ’Martirio di San Simonino da Trento per omicidio rituale ebraico’. Seguite da una pioggia di commenti sui social alcuni dei quali, secondo quanto ravvisato dagli inquirenti, dal chiaro contenuto antisemita. Il processo che vede imputato il pittore del Drappellone di Provenzano Giovanni Gasparro è ancora in corso, il 31 ottobre la prossima udienza. Intanto l’artista, alla luce del polverone sollevato sulla vicenda, interviene con un lunghissimo comunicato di cui riportiamo le parti salienti. «Sconcertato dal clamore che in questi giorni hanno suscitato alcuni articoli riguardanti la mia persona ed il mio privato, pubblicati da alcuni giornali locali, in Toscana, tuttavia, in primis, riferisco che con il Sindaco di Siena Nicoletta Fabio, non ho mai avuto modo di parlare dell’annosa vicenda giudiziaria che mi vede coinvolto. Questo perché non antepongo mai le questioni private a quelle professionali e la vicenda era già di dominio pubblico. Non sono stato condannato e, sino a sentenza definitiva, passata in giudicato, sarò un cittadino italiano, libero ed innocente. Il Sindaco mi ha scelto come pittore del Drappellone del Palio di luglio per il mio percorso e le mie peculiarità artistiche. Sicché, appare evidentemente pretestuoso insinuare che la professoressa Fabio mi abbia voluto per la carriera di Provenzano, in quanto sindaco di “destra”, sibilando, all’orecchio dei lettori, un’equazione da manuale dei luoghi comuni: politici di destra = antisemitismo», l’incipit della nota di Gasparro. «La città ha accolto, pressocché unanimemente, il mio Drappellone, dedicato alla Madonna di Provenzano, con un’ovazione ed affetto che ha sorpreso tutti, me per primo, con attestazioni di stima entusiastiche, applausi interminabili, interviste e paginoni dai toni trionfanti, anche con risonanza nazionale ed internazionale», osserva dicendosi dispiaciuto che ora si voglia «macchiare un’opera ed una commissione comunale così pulita, limpida ed onesta. Ho dedicato a Siena e al Palio lunghissimi mesi con spirito di abnegazione e grande acribia di studio, a titolo gratuito, accantonando decine di commissioni altrettanto importanti, anche internazionali». Gasparro svela poi l’esistenza di un procedimento che vede al centro il suo ’Martirio di San Simonino da Trento’, già archiviato a Milano. «Il gip del Tribunale di Milano, a seguito di una querela sporta dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica e dall’Associazione Italiana Giuristi ed Avvocati Ebrei del capoluogo lombardo, in accoglimento della richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero, con ordinanza del 25 marzo 2022, ha archiviato, per infondatezza della notizia di reato, il procedimento incardinatosi a mio carico, per il reato di cui all’art.604 bis del Codice Penale in riferimento alla pubblicazione dell’opera denominata “Martirio di San Simonino da Trento”. Nella stessa ordinanza si legge che ’le integrazioni di indagine individuate dalla persona offesa, debbano ritenersi superflue e non ammissibili’ e ’la condotta del Gasparro, non rilevante penalmente, ma libero esercizio del diritto di espressione dello stesso’. Si legge ancora che ’la diffusione via internet dell’opera non può ritenersi condotta istigatrice dell’odio razziale o etnico, ma rilevante solo dal punto di vista estetico, non rivestendo rilievo informativo’. Nel medesimo provvedimento, il Giudice afferma che il mio dipinto che ritrae il “Martirio di san Simonino di Trento” non può considerarsi un’opera antisemita e ciò, persino a prescindere dalla veridicità storica dell’episodio effigiato del martirio del piccolo Simone. Quindi, in termini giudiziari, la realizzazione del dipinto e la sua diffusione rappresentano comportamenti leciti». Il pittore del Drappellone svela poi le ricadute della vicenda a livello personale. «Segnalo, altresì, che per quest’opera dipinta nel 2019, sono stato bersaglio di minacce, anche di morte, pervenutemi in tutte le lingue e su tutti i miei canali di comunicazione. Conservo, con immutata e profonda sofferenza dell’animo, tutte le documentazioni di tali ignobili e delittuosi messaggi. Hanno provato ad hackerare i miei siti web, a farmi revocare i premi internazionali vinti, limitare le mie partecipazioni a concorsi e commissioni pubbliche e private, a togliere le mie pale dagli altari delle chiese. Sono stato persino pedinato, allorquando mi trovavo nei paraggi e persino nella cattedrale di Bari», rivela Gasparro. Che aggiunge: «Per quattro lunghi anni, ho volutamente negato ogni intervista al riguardo, anche a testate nazionali, o addirittura statunitensi, israeliane e di altri Paesi». Per non esacerbare gli animi, dice. Poi difende la sua opera: «Si è perseguita una strumentale interpretazione del contenuto della mia opera, che invece, ha un carattere esclusivamente artistico e devozionale, come centinaia di altre mie creazioni, fruibili pubblicamente in tutto il mondo e sul web, assolutamente scevro del benché più recondito sentimento di odio razziale nei confronti di chicchessia, comprese le comunità ebraiche. In tutta coscienza, posso quindi affermare di non nutrire oggi e di non aver mai nutrito alcun sentimento negativo verso chi professa il culto diverso dal mio, senza però avere la pretesa di imporre la mia fede con la coercizione e la violenza. Né istigo gli altri a farlo. Sono semplicemente un pittore cattolico che si cimenta prevalentemente con l’arte sacra, non faccio politica, non l’ho mai fatta, né voglio farla. Non parteggio per alcuna forza politica italiana. Dipingo scene evangeliche, mistiche e di santi ed anche di quelli che furono martirizzati, indipendentemente da chi ne determinò il martirio». E conclude: «Neanche la dedica all’80° anniversario della Liberazione di Siena dal nazifascismo, apposta in lettere d’oro cubitali, all’apice del mio Drappellone del Palio, è servita a placare chi, a Siena, mi aveva già condannato ed incasellato ideologicamente. Ho salutato il capoluogo toscano con i contradaioli (non solo dell’Onda, vincitrice del Palio) che mi abbracciavano tributandomi gratitudine, stima ed affetto, gridavano quasi al miracolo per il Drappellone “dipinto di luce e oro” rimasto asciutto sotto la pioggia scrosciante. Questo mi conforta e mi basta. Resto, invece, profondamente rammaricato per questa campagna livorosa nei miei confronti. Non sono mancate commoventi attestazioni di vicinanza, stima e solidarietà, seppure in privato. Attendo e spero che qualcuno voglia farlo anche pubblicamente perché questo episodio di bieca censura e caccia alle streghe getta un’ombra sinistra sulla libertà di tutti i senesi e degli italiani, non solo la mia. Perché oltre l’artista c’è un uomo».