Il marchio, gli esuberi e gli sportelli. Mps, una partita tutta politica

Non meno di 800 filiali e quartier generale a Siena. Ma il potenziale acquirente vuole imporre le sue condizioni

Un presidio dei lavoratori (foto d'archivio)

Un presidio dei lavoratori (foto d'archivio)

Siena, 3 agosto 2021 - Rocca Salimbeni, la sede storica del Monte dei Paschi, si è trasformata nel crocevia di duelli politici, trattative finanziarie e battaglie sindacali. Un incrocio rovente ad alto rischio soprattutto per il Pd. Che ha scelto di candidare il segretario nazionale Enrico Letta al collegio senese della Camera e dovrà fare i conti con una campagna elettorale incentrata sull’affare Mps. Non potrà evitare l’argomento, anche se finora sta centellinando le iniziative nei territori: dopo la prima a Montalcino, ha in programma un evento a Montepulciano con il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, il 10 agosto.

Domani il ministro dell’Economia, Daniele Franco riferirà in Commissione Finanze sullo stato della trattativa tra UniCredit e Mef. Ma è evidente che i nodi finanziari che dovranno essere sciolti, dalla sopravvivenza del marchio Mps alle migliaia di esuberi, dagli sportelli che passeranno a UniCredit ai destini della direzione generale di Siena, saranno le questioni cruciali della campagna elettorale per il 3 ottobre. Non solo il ritorno in Parlamento di Enrico Letta è in ballo, anche le sorti del Governo sono legate alla trattativa sulla banca. Perché l’esecutivo Draghi non resisterebbe alla bocciatura alle urne del leader del Pd, tra gli azionisti di maggioranza dell’esecutivo, uno dei partiti con la ’golden share’.

Un intreccio perfetto, stile Escher, con incroci, grovigli e scale che riportano al punto di partenza. Da una parte l’ad di UniCredit, Orcel, pressato dagli azionisti forti, da Del Vecchio a Caltagirone e alla Fondazione CariVerona, vorrebbe acquisire il Monte dei Paschi, inteso come sportelli bancari nelle regioni ricche d’Italia, lasciando Siena (quindi grane legali, crediti deteriorati, direzione generale, filiali nel Sud e migliaia di dipendenti) al Ministero dell’Economia.

Dall’altra il Governo, assediato da partiti, sindacati e istituzioni locali, punterebbe a dar vita a un Monte ’banca dei territori’, con il brand conservato, almeno 800 sportelli e un quartier generale a Siena, anche sotto forma di una direzione commerciale. "La trattativa sarà lunga, siamo solo agli inizi - si limita a dire Piero Barucci, già ministro del Tesoro, presidente del Monte dei Paschi e ad del Credito Italiano - per questo è meglio stare zitti. E’ un dossier delicato, gli affari si rovinano con nulla. Tutto dipende da come si fanno le cose, non conosciamo molti aspetti, sarà il risultato a definire la bontà dell’operazione". Se lo dice Barucci meglio credergli.