Zio e nipote si accusano. Le scarpe tra i rifiuti

Nel processo per l'omicidio di Anna Maria Burrini a Siena, lo zio della nipote accusata rivela di essere l'unico responsabile. Il laccio usato per lo strangolamento non è stato trovato. Il verdetto potrebbe arrivare il 13 maggio.

Era stato lo zio, aveva detto da subito la nipote alla polizia, a tirare fuori un laccio mentre erano in cucina, con cui aveva strangolato Anna Maria Burrini. Lei a quel punto era fuggita. Non c’entrava niente, dunque, con il delitto della pensionata. Il corpo in camera l’avrebbe portato il 39enne ucraino da solo. Una ricostruzione ribadita nell’ultima udienza dall’imputata. Ma ieri sono arrivate una serie di bordate da parte dello zio nei confronti della 25enne che all’inizio, con la versione ben diversa da lui fornita, a dire di quest’ultimo intendeva proteggere. Quando ha saputo poi che gli dava la colpa ha deciso di spiegare com’è andata davvero, ha ribadito ieri in Assise l’uomo, difeso dall’avvocato Alessandro Buonasera. Il laccio con cui la donna è stata strangolata non è mai stato trovato. Lo zio ha riferito un particolare, come detto, che accende i riflettori sulle Nike rosse viste senza lacci dall’uomo nel secchio della spazzatura, la sera dell’omicidio a casa della nipote. Scarpe che lei non avrebbe utilizzato più.

Il dibattimento è terminato, non saranno ascoltati altri testimoni. L’8 aprile parlerà il pm Sara Faina. "Potrei impiegare circa 4 ore", ha annunciato alla Corte presieduta da Fabio Frangini. Il 22 aprile parola alle difese per l’intera giornata mentre la sentenza potrebbe arrivare il 13 maggio, dopo le eventuali repliche.