Vino comune venduto come pregiato Brunello

Confermate in appello quattro condanne. Costituiti il Consorzio ilcinese. e quello del Chianti

Vino comune ’vestito’ da Brunello, il processo di appello non ha cambiato la decisione presa dal collegio Costantini l’8 settembre 2020 su una vicenda giudiziaria nata in quanto venivano applicate etichette non originali alle pregiate bottiglie di vino, non solo Brunello ma anche Chianti e Sagrantino di Montefalco. Quattro erano finiti nei guai quando un’azienda ilcinese, in collaborazione con un’impresa che commerciava all’ingrosso, aveva venduto falsi vini a denominazione di origine. In pratica si trattava di un prodotto comune che veniva venduto come pregiato. Alle bottiglie si applicavano di cosneguenza etichette docg, doc e igt non originali. Era emerso, nel corso del processo, che il vino non possedeva le caratteristiche previste invece nel disciplinare. Quattro le condanne – da un minimo di 9 mesi ad un massimo di 2 anni e due mesi – che sono state confermate dai giudici di appello. Considerato inammissibile uno dei ricorsi, hanno ribadito in blocco la sentenza di primo grado. Si erano costituiti nel giudizio il Consorzio del Brunello, rappresentato dall’avvocato Carlo Peruzzi, e quello del Chianti. Fra 90 giorni le motivazioni.