"Vaccini obbligatori. E serve la terza dose"

Parla Maria Grazia Cusi, direttore di Microbiologia e Virologia alle Scotte: "Non possiamo riempire di nuovo ospedali e terapie intensive"

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"Se non fossimo stati vaccinati, con l’arrivo della variante Delta oggi avremmo gli ospedali e le rianimazioni pieni". Lo dice Maria Grazia Cusi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliero universitaria Senese, con cui cerchiamo di leggere il quadro attuale dell’emergenza e capire l’impatto del Covid.

Come viaggia ancora il virus? "I dati giornalieri in Toscana da agosto ad oggi sono pressoché costanti, a parte qualche oscillazione nei weekend. In base all’ultima indagine, di fine agosto, risulta che il 99,7 per cento dei contagi sono di variante Delta, quindi la circolazione del virus è legata unicamente a questa forma mutata, che ha carica virale tre volte superiore a quella originaria di Wuhan e all’inglese. Per quanto riguarda gli ospedali, l’età media di chi viene ricoverato è 39 anni. La fascia anagrafica più colpita dal virus è quella fra 35 e 49 anni, seguita da quella 19-34 anni e poi 0 a 18 anni". La variante Delta sfugge al vaccino?

"Va ad infettare anche chi è vaccinato. Guardando anche ai ricoveri direi che circa il 20% dei vaccinati ad oggi può rimanere contagiato. Ma si contrae una forma lieve della malattia, nel più dei casi si è asintomatici o paucisintomatici. Quelli che finiscono in ospedale sono pochi, quasi mai in rianimazione e se accade è per la presenza di una co-morbilità".

Si parla ora della variante Mu. E’ arrivata anche qui?

"Questa mutazione è stata identificata in Colombia, da dove si è spostata negli Stati Uniti, dapprima in California per manifestarsi diffusamene a New York. Ci sono stati casi in Africa, in Europa sono pochissimi, nessuno ancora in Italia. E speriamo non arrivi: questa ulteriore mutazione sembra rendere il virus ancora più resistente ai vaccini". Quanto dura l’immunità anticorpale sviluppata dai vaccini e dalla malattia? ‘

"Dalle valutazioni tutt’ora in corso è evidente che nel tempo c’è un declino della risposta anticorpale, dopo sei mesi. L’immunità conseguente alla contrazione della malattia dura più a lungo nel tempo di quella data dalla vaccinazione, soprattutto in quei soggetti che hanno manifestato sintomi alla comparsa del virus. La speranza ora è che di fronte ad un possibile nuovo contagio persista una risposta immunologica, ovvero che ci sia nel nostro organismo un risveglio ommulogico, che gli anticorpi si riattivino".

A questo punto la terza dose sembra inevitabile, è così?

"E’ necessaria, anche perché non sappiamo se in autunno avremo una nuova ondata e se arriveranno altre varianti. Di fronte a questo scenario è meglio farsi trovare preparati. In Israele hanno già affrontato la quarta ondata e stanno facendo la terza dose: allora guardiamo quei trial, anche per capire le date del fenomeno e le prossime necessità".

Possiamo controllare, misurare i nostri anticorpi?

"Si, noi facciamo un esame denominato ‘titolazione degli anticorpi’ nel sangue con cui è possibile capire quanti ne abbiamo e i seguire la loro diminuzione". Green pass obbligatorio o vaccinazione obbligatoria?

"Premesso che è sempre utile cercare la moral suasion, educare sull’efficacia del vaccino, se la situazione rimane quella di ora, con 4 milioni di 50enni non ancora convinti a vaccinarsi, dovremo arrivare al vaccino obbligatorio. I no vax rappresentano un rischio per tutti. Qualora non si raggiunga l’immunità di gregge, che per me è intorno al 90 per cento, reputo utile rendere obbligatorio il vaccino anti Covid, così come è stato per altri vaccini".

Paola Tomassoni