Pino
Di Blasio
E’ un progetto che può consentire di trattenere giovani a Siena, di attrarre più studenti in una università che fa i conti con cali di iscrizioni e immatricolazioni, di portare qui cervelli e scienziati che rispalanchino le porte di una cittadella della salute che sta sciaguratamente e inconsapevolmente alzando di nuovo i suoi ponti levatoi. Questo è il Biotecnopolo, almeno per me. La domanda è: avrà più importanza il disegno di legge che il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, sta studiando per mettere ordine nelle Fondazioni che si occupano di tecnologie emergenti e che dovrebbe arrivare a giugno? O avrà più peso lo statuto che il ministro per la Salute Orazio Schillaci avrebbe già modificato con il ministro dell’Università Annamaria Bernini e che sarà pronto a cavallo di Pasqua? L’onorevole Francesco Michelotti è convinto che con le nuove norme che prevedono un direttore generale per il Biotecnopolo e la definizione dei poteri tra dg, consiglio d’amministrazione e direttore scientifico poi si potrà partire con i progetti del centro antipandemico nazionale. Una mossa per perseguire gli interesssi del Paese, non di una parte politica (che per il centrodestra, locale e non, sarebbe sempre il Pd) o di qualcuno in particolare.
Se così sarà, dopo lo statuto di Pasqua bisognerà aspettare la nomina del direttore generale, che dovrebbe toccare al ministero dell’economia e finanze, quindi a Giancarlo Giorgetti. I tempi si incrociano con il disegno di legge Urso e si torna al punto di partenza.
Ai politici dell’attesa, ai fautori dell’eterna decomunistizzazione, agli allergici a scienziati di livello mondiale che non sono profeti in patria, chiediamo però una garanzia per il tempo sprecato e perduto; i 380 milioni in cassaforte tra Biotecnopolo e centro antipandemico non sono tutti per Siena, questo è assodato. Ma nuovi statuti e leggi non siano il sotterfugio per spogliare Siena della sua centralità nei progetti di ricerca e sviluppo di vaccini e anticorpi contro le pandemie, antibiotico resistenza compresa. Questa sarà la pietra di paragone per giudicare i politici, parlamentari e istituzioni locali che ripetono stanchi ritornelli sul Biotecnopolo. Dimenticando perché è la carta più importante che Siena può giocare per il suo futuro.
Seconda questione in attesa, lo stadio. Nella pagina accanto, leggerete delle strategie del Comune di agire con cautela, di fare un passo alla volta per evitare che ricorsi in Cassazione e altre diavolerie giuridico-amministrative orchestrate da Emiliano Montanari e i suoi derivati, facciano tornare la questione al punto di partenza. Potrebbe essere anche la mossa più giusta, ma bisogna che il Comune vincoli l’attesa a un obiettivo definito. Il Siena dovrà giocare la prima partita in serie D allo stadio Franchi, la squadra dovrà allenarsi al Bertoni, magari facendo leva su deroghe e su pezzi di stadio inibiti ai tifosi per l’inizio dei lavori. Se il Comune si perde nel labirinto della vecchia gestione, e si crogiola nella speranza che non si vada in Cassazione, rischierà di perdere un altro anno. E di lasciare lo stadio Franchi ostaggio di una ex cordata societaria che non ha fatto lavori né pagato bollette, che non ha una squadra in nessuna categoria, che ha il solo scopo di tenere la città di Siena nelle sabbie mobili della sua impotenza.
Terzo tema il Santa Maria della Scala. Wine & Siena è un evento di successo, è un catalizzatore di presenze e visitatori. Ma non può essere legato indissolubilmente alla Sala del Pellegrinaio, nel senso che, se non c’è la Sala, non si farà Wine & Siena. Il sindaco Nicoletta Fabio ha assicurato che troverà una soluzione soddisfacente anche per Stefano Bernardini e Helmuth Köcher. Se non saranno gli spazi al sesto piano, perché dovranno ospitare una mostra, si potrà pensare ai locali della Corticella, aprendo un ingresso dal Fosso di Sant’Ansano oppure collegati con la Sala San Pio. Anche qui si è in attesa. Ma forse è il dossier più semplice.