Toscana in gioco, duelli in giunta

Per la prima volta il governo regionale è contendibile. La sfida tra Scaramelli e Bezzini l’altro tema caldo.

di Orlando Pacchiani

Cinque anni fa, le elezioni regionali avrebbero avuto un solo fondamentale nodo da sciogliere: chi sarà assessore in quota Siena, Simone Bezzini o Stefano Scaramelli? Ma trasportata ai nostri giorni, questa tornata parte subito da un diverso presupposto. Se è vero, come sostengono un po’ tutti, che per la prima volta la Regione è contendibile, allora sul tavolo c’è una partita fondamentale: si confermerà il centrosinistra, come da cinquanta anni a questa parte, o ci sarà il ribaltone verso il centrodestra?

Su questo tema di fondo, si innestano comunque le chiavi di lettura locali. E si torna a Bezzini-Scaramelli. Con la vittoria di Giani, il Pd è convinto che un posto in giunta toccherà al suo consigliere regionale uscente, idem per Italia Viva. Potrebbero pesare anche i risultati personali: cinque anni Scaramelli in casa Pd fece il pienone con oltre quindicimila preferenze, doppiando il collega. Stavolta quel risultato l’ha posto come obiettivo (ambizioso) di tutto il partito, Bezzini punta a numeri di rilievo sfruttando anche i potenziali ticket con Rosignoli, Paris, Salviucci. Alla fine peseranno, com’è ovvio, anche dinamiche regionali e non solo la conta dei voti.

Il centrodestra parte dall’obiettivo, in caso di sconfitta, di portare a casa un consigliere. Risultato difficile, visti i numeri storici conquistati da queste parti. Non a casa il capolista leghista Galligani ha scosso subito l’alleanza, parlando di "voto utile", perché solo il suo partito sarebbe in grado di mandare un rappresentante a Firenze. Ufficialmente la polemica si è subito acquietata, in realtà la competizione interna alla coalizione sarà uno dei motivi conduttori della campagna elettorale: per le ambizioni di Fratelli d’Italia di superare la Lega, per la conta interna dopo due anni e mezzo di guida del capoluogo. Il 16 per cento complessivo del 2018 sarà sicuramente superato, in assenza di molte liste civiche, ma di quanto e con quali equilibri?

Un raffronto col 2018 che invece mancherà al Movimento 5 Stelle, che fu decapitato dalla mancata certificazione della lista. Sarà interessante capire come si riproporrà in un’elezione locale, partendo dai soli quattro candidati. E con due esponenti di quel gruppo di fatto estromesso dalla vita del movimento che sono in corsa su altre sponde: Michele Pinassi, due volte candidato sindaco e consigliere comunale a Siena, che si schiera con Toscana a sinistra, Silvia Suglia che dall’esperienza in Italia in comune di Pizzarotti e approdata alla lista Svolta!.

Proprio Toscana a sinistra gioca il ruolo di alternativa a sinistra, riproponendo Tommaso Fattori che nel 2015 ottenne 85mila voti e il 6,3 per cento. Tanto bastò per superare lo sbarramento del 5 per cento, obiettivo principale del 20 e 21 settembre, anche se il candidato presidente punta ovviamente più in alto. La presentazione della lista anche a Siena è stata accompagnata da alcune polemiche di sponda Pd, con l’equazione vittoria De Mossi nel 2018 uguale rischio vittoria Ceccardi nel 2020. Ne è seguito un accesso dibattito sui social, replica fotocopia di quello di due anni fa. "Lottiamo contro due destre", dicono da Toscana a sinistra, rifuggendo le accuse di un favore indiretto per la candidatura Ceccardi. Sulla scheda altre due liste di sinistra (i due Partiti comunisti) e il Movimento libertà di scelta, in attesa di capire se sarà riammesso il Patto per la Toscana di Roberto Salvini.