REDAZIONE SIENA

Torture a Ranza, il 20 l’appello contro le condanne ai 5 agenti

Per la difesa l’ispettore capo amplia il pool inserendo l’avvocato Bagattini. Biotti assiste gli altri 4: sarà battaglia

Torture a Ranza, il 20 l’appello contro le condanne ai 5 agenti

Il 20 giugno davanti ai giudici della Corte di appello di Firenze arriva uno dei casi più delicati discussi al tribunale di Siena, quello delle torture al carcere di Ranza. Cinque agenti erano stati condannati per il trattamento riservato ad un detenuto tunisino di 31 anni l’11 ottobre 2018 nel corso di una sorta di spedizione punitiva. Tale era stata ritenuta anche nelle motivazioni della decisione – 250 pagine – depositate nel settembre scorso. Le pene stabilite dal collegio presieduto da Simone Spina (gli altri giudici erano Elena Pollini e Francesco Cerretellli) variano da 5 anni e 11 mesi a 6 anni e mezzo, più il risarcimento del danno non patrimoniale alle parti civili e le relative spese legali. Era stato riconosciuto il reato autonomo di tortura, che assorbiva quello di lesioni, come richiesto dal pm Valentina Magnini. Più grave quando a commetterlo è un pubblico ufficiale, come secondo i giudici era avvenuto quell’11 ottobre 2018 a Ranza.

L’appello avrebbe dovuto svolgersi il 16 aprile scorso, poi era slittato al 20 giugno. Si farà la discussione orale, niente memorie. Solo il ricorso depositato dall’avvocato Manfredi Biotti, che assiste quattro dei 5 imputati, era di ben 300 pagine. "Dopo un’attenta lettura delle motivazioni, a maggior ragione sono convinto che i miei assistiti non siano responsabili del reato individuato nella sentenza", aveva detto subito dopo il deposito Biotti, nell’ottobre scorso. Ad assistere l’ispettore capo era stato nel processo di primo grado l’avvocato Fabio D’Amato insieme al collega Nicola Anelli. Nel pool difensivo sarebbe entrato anche un altro legale, l’avvocato Federico Bagattini che è noto alle cronache per aver assistito con successo la famiglia Renzi in tutte le vicende giudiziarie più delicate che l’hanno coinvolta negli ultimi anni. "Usciamo scontenti – aveva detto a caldo l’avvocato D’Amato, dopo la condanna il 9 marzo 2023 – ma lasciamo la parola ai gradi successivi di appello per dimostrare la buona fede e la bontà di un operatore stimato da tutti come il mio assistito".

La.Valde.