MASSIMO BILIORSI
Cronaca

Toneatto, quel burbero di un mister

Una foto, una storia Prima giocatore poi allenatore del Siena, ha sfiorato il successo. In serie A con il Foggia

di Massimo Biliorsi

Magari si è sempre nascosto dietro un fare burbero e sbrigativo: ma nella lunga carriera di Lauro Toneatto c’è un solo grande amore calcistico: il Siena. Ma se nella nostra città ha vissuto fino al suo ultimo giorno, è scomparso nel maggio del 2010, la valigia lo ha portato in giro per l’Italia soprattutto in veste di allenatore. E’ stato un uomo importante nel calcio, eppure ha sfiorato il successo varie volte, un successo che avrebbe meritato più ampio, più vicino ai grandi centri dove si decidono le sorti dei campionati.

Il Rastrello ha conosciuto la sua irruenza dal 1955 al 1963: difensore senza fronzoli, tutta sostanza, Toneatto sarà sempre riconoscente ad una maglia che lo trasformato, a fine carriera, in un allenatore.

Lo ha preso, fatto crescere in panchina, per poi vederlo volare via verso palcoscenici più ambiziosi. Toneatto appende le scarpette al chiodo nel 1963 e l’anno dopo diventa allenatore della Robur.

Poi arriva al Bari ed è la definitiva consacrazione. E porta in panchina il suo fare ben poco di maniera: con lui i giocatori sono sotto torchio ma anche sotto il suo smisurato affetto. Eccolo che comincia a sfiorare le vette più alte: lascia il Bari per il Torino ma non diventerà mai allenatore granata. Misteri di una lontana estate. Poi torna al Bari ed inizia la galoppata verso la serie A, ma che centra in pieno poco dopo con il Foggia. E quello sarà poi il suo campionato nella massima serie.

Un lungo girovagare che tocca Genova sponda Sampdoria. E’ il primo allenatore scelto dalla presidenza Mantovani. Decide di ritirarsi nel 1989, non per mancanza di energie o di stimoli, ma per aver capito di aver ormai dato tutto.

Un grande uomo, uno spirito indomito. Già vecchio stile negli anni sessanta, già diverso da tutti. Ma soprattutto già pronto a tirare fuori dai suoi ragazzi il meglio del meglio. Una carriera sempre in prima linea, con il cuore oltre l’ostacolo: in piedi ad urlare ai suoi giocatori. Burbero eppure gioviale, sempre pronto all’ironia, anche quando veniva intervistato, dopo il suo ritiro, sulle sorti della Robur. Già, Siena, la città che lo aveva toccato sul cuore. La città amata e quella in cui tornava, città come vera e propria famiglia. Si, una vera e propria forma di innamoramento. Come quel tipo di donna che incontri una volta sola nella vita. E che impieghi tutta la vita per cercare di dimenticarla. E lui non ci è mai riuscito.