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Tartuchino pestato alla Pania: 5 condanne

"Grande violenza, giustizia è fatta", ha commentato l’avvocato del giovane aggredito. "Presenteremo appello", annunciano i difensori

di Laura Valdesi

SIENA

"Giustizia è fatta. Un episodio bruttissimo, di grande violenza. Un testimone ha raccontato di aver visto volare il ragazzo a seguito del pugno, sentendo un rumore assordante. Pensava che fosse morto. Leggendo le trascrizioni, durante la discussione, ho sottolineato che sembrava quasi di trovarsi di fronte ad un altro caso Willy (il giovane ucciso di botte a Colleferro dal branco, ndr). Fortuna ha voluto che quella sera non ha sbattuto la testa contro la staccionata. Sì, giustizia è fatta". Parole a caldo, subito dopo la lettura della sentenza, dell’avvocato Filomena D’Amora che assisteva il giovane senese di 28 anni, contradaiolo della Tartuca, aggredito e pestato durante una serata della Fiera gastronomica nella Pania, la società del Nicchio. Uno degli appuntamenti più attesi dell’estate senese prima di entrare nel vivo del Palio del 16 agosto. Un’aggressione violenta e brutale, avvenuta nella sera fra il 4 e il 5 agosto 2017, che lasciò la città sotto choc. E per cui sono stati condannati tutti e cinque gli imputati accusati di concorso in lesioni personali aggravate. Il loro comun denominatore, secondo quanto ricostruito dalla polizia, era la passione per le arti marziali. Si tratta di Yuri Rontani, 29 anni, di Fiesole, ex calciante fiorentino che, come sottolineò il presidente Michele Pierguidi quando vennero individuati dalla Squadra Mobile nel marzo 2018, già da due anni non prendeva parte al famoso torneo nel capoluogo regionale. Il pm Alberto Bancalà aveva chiesto per lui 4 anni e 8 mesi, il giudice Simone Spina dopo 3 ore e mezzo di camera di consiglio ha deciso 6 anni e 3 mesi. Era difeso dall’avvocato Diego Capano di Prato. Condannato a 5 anni e 4 mesi Marco Mannini, 32 anni, di Empoli, difeso da Giacomo Passigli, 4 anni e 3 mesi per il fiorentino Gianluca Gori Savellini, 28 anni, assistito da Paolo Tresca, per il coetaneo Rafaello Sheshi, di Pontedera, difeso da Filippo Frangioni, e per il 30enne Davide Dilaghi, di Bagno a Ripoli, difeso dall’avvocato Lorenzo Giua. Disposta anche una provvisionale in solido di 20 mila e 10 mila euro alle parti offese, il senese aggredito e il fratello che era intervenuto per difenderlo, riportando un trauma cranico e due denti rotti.

Un colpo violento. Di quelli da mettere ko un pugile. Figuriamoci un ragazzo non abituato a combattere, per di più esile. Il giovane contradaiolo è stato infatti costretto ad interventi chirurgici alla mandibola. Dal pestaggio è derivato l’indebolimento permanente della funzionalità. Gli hanno applicato quattro placche e sedici viti. Dovrà nuovamente tornare sotto i ferri. Era in aula ieri pomeriggio quando il giudice ha letto la sentenza, non ha fatto una grinza. Né ha voluto rilasciare dichiarazioni sul verdetto.

L’aggressione è stata ricostruita nel corso di tredici udienze durante le quali i difensori dei cinque hanno cercato di scardinare le accuse e il quadro del ‘branco’ violento emerso da alcune testimonianze. "Trovai mio fratello alla Pania. Passò una persona che urtò la sua ragazza – aveva riferito per esempio il fratello del ragazzo pestato al giudice nel maggio 2019 –, si girò guardandolo, senza dire nulla". Ma l’uomo, uno del gruppo, l’avrebbe colpito. Futili motivi, insomma. Erano a torso nudo, avevano dei tatuaggi. Gli investigatori risalirono a loro attraverso i social perché non c’erano telecamere.

Alcuni difensori degli imputati avevano chiesto di riqualificare il reato come rissa, anche alla luce di un certificato medico dell’ospedale dove si parlava appunto di questo. Niente da fare. "Sicuramente farò appello", annuncia l’avvocato di Gori Savellini, Tresca, lasciando il tribunale. Fra novanta giorni le motivazioni.