Tanti eventi per celebrare Bastianini

I progetti del Comitato voluto da Comune e dalla Pantera. "Ettore era uno di noi, il successo non lo cambiò"

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Una storia che ha il sapore di Siena. Con tutte le sue sfumature. Una storia che parla di grande musica e di contrada, di successo e di legami profondi. La storia del celebre baritono Ettore Bastianini, che il comitato nato quest’anno, per volontà del Comune e della Contrada della Pantera, vuole raccontare e ricordare, nel centenario della sua nascita, con una serie di eventi e iniziative in grado di restituire alla memoria cittadina sia il grande artista sia l’uomo di popolo.

"Era uno di noi – racconta Marcello Vanni, della Pantera, che lo ha conosciuto di persona e oggi è tra i promotori del comitato – ma ha avuto anche un ruolo quasi mecenatesco. È stato anche capitano vittorioso, nel 1963, e proprio quell’anno, il 12 luglio, furono inaugurati i nuovi locali che aveva donato alla Contrada. Era un trascinatore, una persona di grande carisma, che ancora oggi affascina i giovani".

Proprio nella pasticceria dello zio di Vanni, Gaetano, la nonna di Ettore lo portò ancora bambino per chiedere di farlo lavorare come garzone. Il caso volle che Vanni cantasse come tenore, e il ragazzo iniziò a cantare con lui. Vanni allora si accorse che c’era del talento e lo portò in Duomo, dove Ettore mosse i suoi primi passi nel coro, come basso. Ma a quel tempo a Siena c’era un’importante scuola di canto in via San Pietro, quella dei maestri Ammannati. Una sera, Ettore fu portato lì. "L’audizione convinse tutti – racconta il nipote dei maestri, Andrea Tiribocchi –, ma la famiglia di Ettore non aveva soldi per pagare la scuola. Così i miei nonni decisero di portarselo in casa come un figliolo e sua madre, per sdebitarsi, andava a prendere i panni per lavarli".

Da lì iniziò la sua carriera, un concorso dopo l’altro, fino all’esordio nel 1945 al teatro comunale di Ravenna nella Bohème. La consacrazione arrivò poi nel 1951, sul palco dei Rinnovati di Siena, con la Traviata, dopo il cambio di registro da basso a baritono, una peculiarità che rese la sua voce ‘di bronzo e di velluto’. "Nella sua fama – racconta Francesco Paolo Viviani, vicario generale della Pantera – ha continuato sempre a essere uno del popolo. Un vero panterino. È rimasto sempre una persona umile e forse è anche per questo che è ancora così amato e che il suo ricordo è ancora così vivo".

Riccardo Bruni