Tablet e telefonini vietati in classe. I presidi: "Educare all’uso corretto"

Dirigenti scolastici ’freddi’ sulla circolare del ministro Valditara. Buonocore, Tozzi: "Si parla di transizione digitale, poi si torna indietro". Guerranti, Caselli: "Ci vuole giudizio"; Vitale, Avogadro: "No ai divieti assoluti".

Tablet e telefonini vietati in classe. I presidi: "Educare all’uso corretto"

Tablet e telefonini vietati in classe. I presidi: "Educare all’uso corretto"

Non riscuote consensi l’arrivo di possibili limitazioni sull’uso degli smartphone nelle scuole primarie e secondarie di primo grado annunciato dal ministro Giuseppe Valditara. "Esiste già la previsione di un uso limitato nelle scuole di questi strumenti – ha detto la dirigente scolastica dell’Istituto Federigo Tozzi Floriana Buonocore –. Nelle primarie i ragazzi non hanno i cellulari e non viene neanche il dubbio li possano portare a scuola, ma potrebbero esistere realtà diverse da quelle in cui ho lavorato io. Il problema non si è mai posto, è solo negli ultimi anni, dopo il Covid, da quando abbiamo avuto la didattica a distanza, che i bambini delle ultime classi dell’elementari hanno iniziato a avere un cellulare –sottolinea la preside –. Anche per quanto riguarda la secondaria di primo grado la mia esperienza insegna che i regolamenti prevedono che i cellulari siano spenti dentro gli zaini e non ci sono casi di mala disciplina in questo senso o sono molto sporadici".

D’accordo anche Luca Guerranti, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo ’G. Caselli’: "Alle elementari i ragazzi non ce l’hanno neanche in cartella, alle medie sì, perché l’uscita è autonoma, ma serve anche per la didattica, come calcolatrice, per ricercare qualcosa – ha commentato il preside –. È più alle superiori che ne fanno un uso più personale. Come in tutte le cose ci vuole giudizio e buonsenso, i giovani usano il cellulare per tutto, bisogna educarli a un utilizzo consapevole dell’oggetto".

L’uso dello smartphone a scuola insomma non sembrerebbe essere il problema principale cui devono far fronte dirigenti e insegnanti. "Già lo scorso dicembre è stata diramata una circolare che vietava l’uso dei cellulari, lasciando la possibilità di utilizzarli per motivi didattici con il permesso dell’insegnante – ha ricordato la dirigente scolastico dell’istituto omnicomprensivo ’Amedeo Avogadro - Leonardo Da Vinci’ di Abbadia San Salvatore Maria Grazia Vitale –. Bisogna anche vedere quanto una disposizione del genere inciderebbe su quella che è la libertà d’insegnamento e sulla libertà delle scuole. Credo che su un argomento come questo i divieti assoluti e totali siano controproducenti; usare il cellulare in classe è una forma di maleducazione tanto quanto leggere un libro mentre la professoressa spiega matematica".

Inoltre, vista la volontà di digitalizzale in modo crescente le scuole, e anche i progressi fatti negli ultimi anni con l’introduzione di sempre più supporti e strumenti tecnologici, il provvedimento rischierebbe di sembrare un passo indietro. "L’uso didattico viene richiesto talvolta dagli insegnanti, ma sono casi che si contano sulle dita di una mano – ha dichiarato Buonocore –. Le scuole hanno i loro strumenti e li usano spesso, è un controsenso la misura del ministro perché si parla di Pnrr, di transizione digitale e strumenti informatici e poi se ne vieta l’utilizzo". E ancora: "Ogni scuola ha migliaia di euro da utilizzare per la formazione digitale e la transizione digitale degli insegnanti, invece poi si cerca di tornare alla vecchia scuola in cui gli strumenti non c’erano. Il punto sta – è la conclusione – nel trovare un equilibrio fra didattica senza strumenti e insegnare ai ragazzi i rischi e i benefici degli strumenti stessi, con progetti contro il cyberbullismo e di cittadinanza digitale: cerchiamo di educare i ragazzi più che dare divieti. Lo strumento personale per chattare in classe ovviamente è proibito, perché a scuola si sta per fare lezione, per l’uso didattico si usano gli strumenti della scuola".

Eleonora Rosi