Siena, 19 settembre 2024 – “Un tempo la nostra provincia riusciva a garantire la presenza del medico di famiglia in tutte le zone; oggi iniziano a mancare medici anche qui. Il problema è nazionale, ma più sentito nelle aree periferiche e zone disagiate. La professione del medico di famiglia ha bisogno di essere resa più appetibile alle nuove generazioni”. La premessa è del dottor Roberto Monaco, presidente Ordine del medici di Siena.
Il gap cronico della sanità è fra l’aumento dei servizi diffusi sul territorio e il numero dei professionisti medici, in continua flessione: “Il giuramento di Ippocrate, l’etica e la dedizione non sono in discussione, anche fra i giovani medici – continua Monaco -. Il problema è che questa professione va sostenuta, soprattutto in zone disagiate e l’incentivo economico va preso in considerazione. Poi c’è l’adeguamento culturale: il medico non è un prestatore di opera, è colui cui fa capo la salute del cittadino. Infine ci sono le sempre più frequenti aggressioni a sanitari: penso alla necessità di tutelare le tante giovani dottoresse che iniziano la professione come guardie mediche e lo fanno spesso in luoghi decentrati e isolati”.
Nella generale e acclarata mancanza di operatori sanitari di tutti i tipi, è la medicina generale, la prima linea della sanità territoriale, oggi a soffrire e rischiare di lasciare le comunità senza punto di riferimento: “Sul territorio ci sono medici di famiglia e pediatri, la continuità assistenziale (ex guardia medica), 118 e i distretti – ripercorre il presidente dell’Ordine -. Le difficoltà? Prima di tutto i medici dei piccoli centri si ritrovano a dover viaggiare fra vari ambulatori per coprire tutte le località. E non in tutte le zone funziona la fibra, su cui viaggia oggi la comunicazione e anche tanta burocrazia che ruota attorno all’assistenza sanitaria. La telemedicina come la digitalizzazione dei servizi sono risorse utilissime, se l’infrastruttura tecnologica funziona. Da tempo vado dicendo ‘non voglio un medico che guarda il pc, ma gli occhi del suo assistito’, ovvero la burocrazia digitale non deve togliere tempo alla relazione di cura, al rapporto con il paziente”.
L’Ordine dei medici di Siena ha 3.300 iscritti e, di questi, circa 200 sono medici di medicina generale (180) e pediatri (20). “Da prima del Covid ad oggi medici di famiglia e pediatri sono diminuiti del 20%, a Siena come in tutto il Paese; ogni anno 5mila giovani medici vanno all’estero – rivela il dottor Maurizio Pozzi, della Federazione medici di medicina generale e presidente Cooperativa medici 2000 -. Perché un medico di famiglia dovrebbe avere fino a 1.300 assistiti e un pediatra 800, da noi un medico ha 1.500 pazienti e il pediatra 1.100. Il problema di base è che non ci sono medici: prima il numero chiuso del corso di laurea, poi l’imbuto delle specializzazioni. E oggi si aggiunge il fatto che medici ospedalieri e della medicina generale sono sottopagati in Italia. Il percorso professionale attuale è poco appetibile”.
La professione è cambiata, come anche il percorso di studi e l’accesso al lavoro: nel Senese la categoria ha dato vita a collaborazioni ambulatoriali, forme associative e strutture organizzate proprio per rendere più facile e appetibile il lavoro del medico di base: “Ma tutto questo deve essere temporaneo, una gestione straordinaria e condivisione di sacrifici – ancora il dottor Pozzi -. All’Azienda (Asl) dico che non si può trasformare la provvisorietà in stabilità permanente. L’altro grande problema è la burocrazia: un giorno mi sono trovato a dover dimettere un paziente dall’ospedale di comunità di Montalcino e trasferirlo in una residenza a Siena. Ho passato un giorno interno fra le carte e seguito solo una persona”.
Paola Tomassoni