Sciopero Mps, segnali a Roma

I sindacati in Piazza Salimbeni. De Mossi: "Siena sta con la banca"

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di Pino Di Blasio

Quando si è tanti ci si sente più forti. Quando si grida in piazza, ci si convince che a Roma qualcuno raccolga l’appello. Quando tutti ripetono lo stesso concetto, lo slogan diventa verità. Poi però si torna a casa e la realtà si riprende la scena. In Piazza Salimbeni, ieri mattina, alla manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil, con duecento delegati sindacali a sfilare sotto la statua di Sallustio Bandini, si percepiva la consapevolezza che stavolta il Governo non poteva far finta di niente. E la richiesta, lanciata dai sindacati a fine aprile, di essere coinvolti nel dibattito sul futuro del Monte dei Paschi, sarebbe stata accolta. Per questo non ha molto senso disquisire sui dati di adesione allo sciopero; quando, e se ci saranno, si potrà toccare con mano il livello di depressione raggiunto dai 21.400 dipendenti del Monte.

"Su Mps oggi mi sento di fare un appello ancora più forte al Governo - ha commentato nel pomeriggio il segretario del Pd Enrico Letta da Lucignano -. Sono convinto che nei prossimi giorni una risposta dal Governo arriverà. Non può non arrivare".

Da Siena il suo rivale nella corsa al collegio, Tommaso Marrocchesi Marzi, ironizza su messaggi a distanza: "Io sono qui in Piazza Salimbeni - è la sua battuta - mentre Letta preferisce parlare di Monte dei Paschi in televisione. Ho voluto ascoltare da sindacati e dai dipendenti i loro timori su posti di lavoro e futuro della banca. Insisto che il dossier Mps deve approdare in Parlamento, per conoscere i numeri effettivi della data room e sapere se la banca può stare da sola o diventare partner di altri".

Il capitolo politico si arricchisce anche del documento dei deputati della Lega in Toscana, speculare rispetto a quello dei deputati Pd: ""La svendita a Unicredit di Monte dei Paschi sarebbe una catastrofe per tutto il nostro territorio. Siamo fermamente contrari a questa operazione che potrebbe compromettere il futuro lavorativo di migliaia di persone. Dal Presidente del Consiglio, ci aspettiamo parole chiare sul destino di Mps".

Questo è ciò che accade lontano da Rocca Salimbeni. Da Roma, ad esempio, da piazza Montecitorio, sede di uno dei tre presìdi organizzati dai coordinamenti sindacali Mps, assieme alle foto con la bandiere, arriva il commento della Fisac Cgil: "Il segnale è inequivocabile: chi sta decidendo il futuro del Gruppo Mps non può più ignorare la voce di 21.000 dipendenti. Ci aspettiamo quindi che il MEF decida di aprire un confronto con i sindacati aziendali".

La presenza più apprezzata ieri alla manifestazione senese è stata quella del sindaco Luigi De Mossi. Con tanto di fascia tricolore e foto di gruppo con i delegati sindacali. "La mia presenza qui ha un significato istituzionale. Credo sia necessario far capire al Governo che la città non ha abbandonato la volontà di lottare per i dipendenti del Monte, per tutelare una tradizione e per salvare un marchio. Sono qui anche per una ragione molto semplice: tutti questi miliardi di cui si favoleggia nella trattativa per convincere UniCredit ad acquisire il Monte, non sono aiuti di Stato? O le norme si interpretano in base agli amici e alle convenienze?".

Il sindaco De Mossi critica anche il "rigore eccessivo della Bce e la mancanza di rispetto verso la grande storia secolare della Banca e i tanti sacrifici dei dipendenti". Si dice "convinto di arrivare a una posizione unitaria tra Comune, Provincia e Regione sul Monte dei Paschi, l’azienda che ha più occupati in tutta la Toscana. Finora abbiamo parlato solo con i tecnici, ora è il momento che la politica riacquisisca il suo ruolo. Sono convinto che il premier Draghi non abbia ancora visto il dossier Mps. E non mi sembra peregrina l’idea di indicare una banca d’affari neutra che individui soluzioni alternative". Così finisce lo sciopero, con il sogno di un piano B che rianimi le ambizioni e la storia del Monte.