L'avatar per visitare da casa il museo: "Un aiuto per chi ha difficoltà motorie"

Il progetto dell’ingegner Fedele sarà presentato domani. "Aiuterà i pazienti che non possono muoversi, controllato dalle onde cerebrali"

Santa Maria Scala

Santa Maria Scala

Siena, 8 gennaio 2020 - Dopo Caterina , l’assistente virtuale all’anagrafe, arriva Avatar, il robot che fa da guida al museo. Dopo QuestIt e l’innovazione della coppia Marco Landi-Ernesto Di Iorio, è il turno di Pasquale Fedele, altra eccellenza senese dell’innovazione, che con la sua Liquidweb ha indicato nuove strade per chi ha gravi difficoltà motorie e dialoga con le onde cerebrali stimolate dal BrainControl, il suo brevetto. In attesa della presentazione del progetto al Santa Maria della Scala con il sindaco De Mossi, l’ingegner Pasquale Fedele svela i segreti del suo Avatar per i musei, prototipo costato 20mila euro. "L’idea è partita da un film di fantascienza che ho visto in aereo, ‘Surrogates’ con Bruce Willis (’Il mondo dei replicanti’ in Italia n.d.r.). In quel mondo futuro gli umani non escono più di casa e comandano a distanza i loro androidi, stando seduti in poltrona, con un caschetto. I loro avatar fanno tutto, gli umani non corrono più rischi". Anche nel film la tecnologia era pensata inizialmente per restituire mobilità ai disabili.. "Esatto. Ho raccontato lo scenario del film a ricercatori del Sant’Anna, mostrando loro le potenzialità di Brain Control, il dispositivo di Liquidweb che consente ai pazienti tetraplegici di comunicare tramite onde cerebrali. E ho chiesto se ci mettevano a disposizione un robot umanoide da controllare con un dispositivo remoto". Quanta differenza c’è tra il robot e l’Avatar che lancerete? "Il progetto BrainHuRo Humanoid Robot, finanziato anche dalla Regione Toscana, è durato 2 anni. Noi abbiamo implementato lo scenario del film, coinvolgendo anche pazienti con gravi disabilità motorie, non solo malati di Sla, che potevano controllare i dispositivi con le onde cerebrali. Il problema era il costo: i robot umanoidi, con gambe e braccia, sono molto cari. Abbiamo dovuto trovare soluzioni meno dispendiose". Qual è stata la sintesi? "Ci siamo concentrati sulle funzioni essenziali, la possibilità di esplorare l’ambiente da remoto e comunicare con le persone che sono lì. Avatar non è umanoide, ha uno schermo come testa nel quale si vede il volto del paziente, un’asta tipo Segway autobilanciante con la quale si possono controllare i movimenti delle ruote. Così da casa un malato fermo a letto potrà visitare il Santa Maria della Scala, interagire con gli altri visitatori e con la guida, superare i gravi problemi di emarginazione". Per lei è un progetto di inclusione sociale? "Nella sua prima fase, sicuramente. L’avatar al museo sarà gratis per i pazienti con grandi difficoltà motorie, che vedranno il Santa Maria da casa. Il prossimo anno potrà essere aperto anche a visitatori stranieri. Ma è tutto da studiare". Qual è il suo utente target? "Al mondo ci sono 20 milioni di pazienti con tetraplegie, oltre 3 milioni che non possono muovere nessun muscolo, nemmeno parlare. Sono questi 3 milioni il nostro target, si possono collegare da qualsiasi parte del mondo, dialogando con le loro onde cerebrali e muoversi con Avatar. Ci sono arrivate tante richieste, Siena sarà la prima al mondo a usare questa tecnologia". Come nel film, potrebbe essere applicata ovunque.. "Per ora lavoriamo con i musei, anche con gli Uffizi. Si potrebbe applicare agli eventi sportivi, alle partite di calcio. Gli sviluppi sono tanti, si potrà mandare il proprio avatar ovunque".