Sansedoni consegna i libri contabili. Scatta la procedura di ‘concordato’

Spettro del fallimento all’orizzonte. Filcams in difesa dei dipendenti

La sede della Sansedoni (Di Pietro)

La sede della Sansedoni (Di Pietro)

Siena, 6 dicembre 2018 - Come da indiscrezioni trapelate e confermate, ieri (mercoledì 5 dicembre) il direttore generale di Sansedoni spa, Luisa Marri, su indicazione del Consiglio di amministrazione, si è recata al Tribunale di Siena per presentare la domanda di concordato preventivo con riserva. E’ il primo passo, che annuncia lo stato di crisi, ma anche l’iter di legge (articolo 161 della legge fallimentare) che consente alla società di avere tempo per tentare di arrivare al negoziato con le banche e proseguire con il piano di risanamento. Sansedoni spa, immobiliare controllata da Fondazione Mps (67%), con azionisti Banca Mps (22%) e Unieco (11%), ha chiuso la settimana scorsa il bilancio 2017 con ‘rosso’ di 91,3 milioni, patrimonio netto negativo per 83,3 milioni e 165 milioni di debiti, di cui 162 milioni verso le banche. A partire dall’istituto di Rocca Salimbeni, con cui è esposta per il 55% dei debiti; fra gli altri istituti sono Banco Bpm e Ubi.

Dunque la società, consegnando bilancio e libri contabili, fa sapere al Tribunale e alla comunità, in sintesi, che il suo patrimonio attuale non copre le perdite. Scatta così il countdown, conto alla rovescia, per il salvataggio di Sansedoni. Sarà il Tribunale, ora, verificata la situazione, a dover comunicare il periodo di tempo, da 4 a 6 mesi, perché questa presenti il piano di risanamento. Un piano che il board della società ha discusso e messo sul piatto già nel giugno scorso: la proposta alle banche creditrici è che queste rinegozino il debito rinunciando al 30% e Sansedoni ripagherà in restante in cinque anni. Come? Con una piano di vendita ordinata del suo patrimonio o, altra ipotesi, ricapitalizzando o, ancora, riuscendo a coinvolgere nuovi soci, disposti ad investire sul consistente patrimonio e sulla piattaforma operativa che si occupa dei servizi immobiliari. Se il piano non andasse in porto, a partire dal ‘no’ delle banche, si aprirebbe la procedura di fallimento. Spettro di fronte al quale le bocche in città restano cucite. I sindacati intanto fanno i primi passi, pensando ai 23 dipendenti della società: su richiesta di Filcams Cgil, Sansedoni ha accettato l’incontro in sede, fissato per lunedì prossimo.