Sullo sfondo la carenza cronica di medici; in primo piano lo ’spezzatino’ dei turni di lavoro, poi presìdi sanitari sempre più piccoli, il nuovo numero unico regionale 116117 per le non urgenze da attivare h24, il sempre più consistente ricorso al 118 e, così andando, il filtro territoriale all’ospedale e ai pronto soccorso viene meno. Questi alcuni dei punti segnalati da un gruppo di medici dell’ex guardia medica dell’Asl Sud Est, divenuta nel tempo ’continuità assistenziale’ e oggi medici di ’assistenza primaria a rapporto orario’, di fronte alla riorganizzazione della sanità territoriale avviata dalla Regione e di fronte a sempre più servizi da dare con meno risorse. Sul comparto pende la decisione della Regione "di ridurre i turni notturni di ’assistenza primaria a ore’ (l’ex guardia medica) a 4 ore, per poi lasciare le otto ore seguenti (dalla mezzanotte alle 8) al 118, eccezione fatta per un solo collega di guardia medica in tutta la provincia, che risponderà solo con consigli telefonici".
Potrebbe insomma scomparire prima di tutto la guardia medica notturna: "Oltre a questo primario ed enorme problema di tempi di intervento per i pazienti, ce n’è un altro: le rimanenti 8 ore del turno di guardia medica, dove e quando le dovremmo recuperare? In questo ’progetto di riorganizzazione’ saremmo costretti a completare il turno durante le otto ore del giorno seguente affiancando gli altri colleghi, come una sorta di guardia medica diurna. Ma chi di noi è già impegnato come medico di famiglia o come specializzando in ospedale, come farà? Forse ci dovrebbero insegnare anche il dono dell’ubiquità durante il corso di studi universitari".
I medici dell’assistenza primaria a ore, un centinaio nell’area Asl Sud Est, sono quei giovani medici che dopo la fine del percorso di studi universitari, hanno come prima opportunità lavorativa la guardia medica cui è affidata la risposta alle urgenze non differibili. "E’ un lavoro – raccontano i diretti interessati – che ci porta ad andare, alle volte, in sedi sperdute, qualunque sia la condizione climatica, aiutati dai pochi mezzi a disposizione e dalle carenti strutture sanitarie locali; ma lo facciamo. Lo facciamo tutti i giorni feriali la notte dalle 20 alle 8 e tutti i prefestivi e festivi sia diurni che notturni; e lo facciamo perché è un lavoro che ci mette alla prova, fa arricchire il nostro bagaglio di esperienza e ci fa essere d’aiuto ai colleghi che lavorano sul territorio (118 e medici di medicina generale) e in ospedale (Pronto soccorso e Medicina d’urgenza)".
Fatto sta che, risultato di tutto questo, "molti colleghi di guardia medica non daranno più disponibilità per effettuare solo 4 ore di turno, soprattutto nelle sedi più periferiche. Molte delle quali rimarranno scoperte dalla mezzanotte alle otto. Le sedi che rimarranno operative dovranno coprire un territorio più vasto, aggravando e rallentando le condizioni lavorative; il servizio di Emergenza 118 si sobbarcherà un enorme numero di chiamate in più; infine – si rimarca – ci sarà un riversamento di pazienti nei Pronti Soccorso e di conseguenza nei reparti di degenza ospedalieri; molti medici andranno in pensione anticipata o in strutture private". Insomma "mancano medici e soldi. Ma non diteci che questa riorganizzazione del servizio territoriale migliorerà tutto, né che alleggerirà la pressione sui Pronto soccorso, perché stiamo andando verso le prospettive opposte".
Paola Tomassoni