La storia di San Galgano vive nel tesoro ritrovato

L’opera sacra del valore di circa 10 milioni di euro tornerà a Siena a marzo. Il delicato lavoro di restauro svelato nei Musei Vaticani

Città del Vaticano, 7 dicembre 2022 - La migliore immagine dell’emozione per il restauro del reliquario di San Galgano è il volto commosso di don Enrico Grassini, responsabile dei beni culturali dell’arcidiocesi di Siena. "Un capolavoro straordinario dell’oreficeria senese del XIII e XIV secolo" ha detto. E prima di lui suor Raffaella Petrini, segretario generale del governatorato del Vaticano, la donna più influente dei Musei, ha voluto raccontare la storia di San Galgano per riassumere l’importanza dei lavori di restauro. "Galgano – ha spiegato – era un cavaliere che ebbe una vita dissoluta nel XII secolo. Poi si ritirò in un eremo delle campagne senesi (l’Eremo di Montesiepi ndr ) e quattro anni dopo la sua morte, Papa Lucio III lo canonizzò. La canonizzazione più veloce della storia della Chiesa".

Sono parole che fanno da prologo alla presentazione dei restauri del Reliquiario di San Galgano e degli altri oggetti tra cui, la famosa croce del XII secolo della chiesa di Casciano alle Masse, in rame e bronzo, nucleo fondante della mostra ’Dalla spada alla croce’, allestita nella sala XVII della Pinacoteca Vaticana da oggi fino al 18 febbraio. Ieri sera a Roma nella sala conferenze dei Musei Vaticani la cerimonia di presentazione di un’avventura non solo artistica, ma anche spirituale, culturale e perfino politica. Nella sala conferenze oltre al prefetto di Siena, Maria Forte, c’erano tanti sindaci senesi, dal senatore Silvio Franceschelli di Montalcino, al sindaco David Bussagli, presidente della Provincia, passando per Andrea Frosini di Monteriggioni e Luciana Bartaletti sindaco di Chiusdino, sul cui territorio si erge l’abbazia di San Galgano e l’eremo di Montesiepi con la spada nella roccia.

Inevitabili i richiami, fatti sia dal cardinale Augusto Paolo Lojudice che dal rettore dell’Opera del Duomo, Giovanni Minnucci, alla grande influenza storica che ebbe San Galgano e la sua vita. Il ciclo di Re Artù e della Spada nella Roccia ruota attorno alla sua figura, così come tanti santi e beati diventati tali dopo una vita di battaglie e di vizi. Il cardinale Lojudice è stato ovviamente emozionato nel riabbracciare il reliquiario restaurato. "Tornerà a Siena in primavera dopo la mostra ai Musei Vaticani" ha ricordato insieme al rettore Minnucci. "Ci sarà una mostra dal 1 marzo a novembre curata da Opera Laboratori nella cripta del Duomo. E poi gli oggetti trafugati nel luglio del 1989 nel seminario di Montarioso troveranno la loro sede naturale nel Museo dell’Opera del Duomo".

Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani ha enfatizzato l’opera del laboratorio di restauro dei metalli e il racconto della responsabile Barbara Pinto. "Il reliquario aveva subito danni pesanti – ha raccontato la restauratrice – tanti smalti erano piegati e il perno che lo teneva ancorato alla base era spezzato. Grazie all’opera dei nostri laboratori, abbiamo ricostruito in 3D un perno che si adattasse a sostenere un peso di sei chili con tutte le 74 reliquie dei santi custodite all’interno. È stato complicato, ma il risultato è eccellente". Dopo la conferenza i tanti che sono intervenuti tra cui tutti i consiglieri dell’Opera del Duomo e i molti esperti d’arte tra cui Elisabetta Cioni che hanno partecipato all’avventura del restauro, hanno potuto ammirare direttamente il reliquiario nella teca dei Musei Vaticani. E la commozione di don Enrico Grassini è diventata collettiva.

«Il reliquario – ha ricordato il cardinale Lojudice – porta dentro di sè tanta storia, non soltanto per le reliquie dei santi che custodisce, ma perché riassume la devozione e la fede di tante persone nel corso dei secoli. Sparì nel nulla nel 1989 e per 30 anni ne furono perse le tracce. Grazie al Nucleo Tutela del Patrimonio artistico dei carabinieri siamo riusciti a recuperarlo insieme a tutti gli altri calici e alla croce di Casciano alle Masse custodite nel seminario di Montarioso".