Salviamo il salvabile per il futuro di Siena. Biotecnopolo, la tregua e poi strategie comuni

La guerra civile tra partiti e istituzioni locali non ha più senso, nessuno ridarà i 135 milioni al Centro antipandemico. Per usare i 200 rimasti e far decollare i progetti, serve l’accordo tra scienziati, manager e politici.

Salviamo il salvabile per il futuro di Siena. Biotecnopolo, la tregua e poi strategie comuni

Salviamo il salvabile per il futuro di Siena. Biotecnopolo, la tregua e poi strategie comuni

di Pino Di Blasio

SIENA

Nessuno li ridarà alla Fondazione Biotecnopolo. Il ministro della Sanità Orazio Schillaci, nonostante sia il firmatario della comunicazione al cda presieduto da Marco Montorsi, è stato il bersaglio, non l’attore, del provvedimento. Fitto ha tolto miliardi a diversi dicasteri, alla Sanità ne ha levato quasi uno, una buona fetta prelevata da fondi non utilizzati. Di chi sia la colpa del mancato utilizzo delle risorse poco importa; non è più argomento all’ordine del giorno. Per settimane sono volati stracci a Siena, tra partiti e vertici delle istituzioni, tra Regione e Provincia da una parte, Comune e centrodestra dall’altra. Ognuno ha sparato dalla sua trincea, difendendo le sue posizioni ma non quelle della città e del territorio. Per questo è l’ora di un ’cessate il fuoco’.

Ripartiamo da alcuni dati incontrovertibili. Per quanto possa sembrare sorprendente affermarlo, il Biotecnopolo non sarebbe riuscito a spendere quei 135 milioni in tempo utile. Avendo perso 18 mesi a baloccarsi tra statuti da cambiare, direttori generali da trovare e missioni ai ministeri per presentare progetti, delegittimando di fatto il consiglio d’amministrazione, non c’è possibilità di utilizzare quei fondi per progetti credibili del Centro antipandemico nazionale. Trattandosi di fondi complementari al Pnrr, vanno spesi entro il 2026, pena la restituzione. Il decreto Fitto, paradossalmente, ha anticipato le cose.

Se si continua con le stesse logiche, però, rischiano di evaporare gli altri 205 milioni di euro, resto dei 340 di stanziamento complessivo. Il ministro Schillaci ha giurato che lui vuole far partire il centro antipandemico, per Siena è meglio credergli. Stessa cosa hanno fatto altri ministri coinvolti, come la titolare del dicastero di Università e Ricerca, Anna Maria Bernini.

Il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso merita un discorso a parte. Sembra certo che non presenterà entro giugno il suo decreto legislativo per riordinare le fondazioni di ricerca e sviluppo sulle tecnologie emergenti. Nella lista, assieme a Enea Tech Biomedical, AI4Industry, Chips.IT eTecnopolo Mediterraneo, c’è anche il Biotecnopolo di Siena. Urso è un ministro targato Fratelli d’Italia. Per questo l’onorevole Francesco Michelotti, assieme alla professoressa Annalisa Santucci, qualche settimana fa, è andato in pellegrinaggio a Palazzo Piacentini, in via Veneto a Roma, sede del Ministero portandosi appresso i tre manager delle imprese senesi Achilles Vaccines, Philogen e Diesse, per presentare al ministro i progetti della nascente rete Prometheus. Urso avrebbe mostrato molto interesse, avrebbe incoraggiato i capitani di industria ad andare avanti. Qualche giorno dopo è arrivato il comunicato di Prometheus, spedito dal professor Paolo Rossi, docente di Pediatria all’Università Tor Vergata di Roma e coordinatore del progetto, nel quale si annunciava la presentazione al cda del Biotecnopolo. Può farlo direttamente Annalisa Santucci.

Per firmare la tregua tutti dovrebbero fare un passo di lato. Il centrodestra vorrebbe un cambio al vertice di Tls, dopo la scommessa fallita sui bilanci, con disavanzo sui 5 milioni. Aspirazione legittima, ma da non confondere con la governance del Biotecnopolo. La Fondazione Tls è il quinto socio fondatore, l’ingresso della Santucci nel cda è stato fatto in nome di Tls. Il centrodestra a trazione FdI, e le imprese di Prometheus, dovrebbero chiarire se vogliono ancora Rino Rappuoli come direttore scientifico del Biotecnopolo e il premio Nobel Giorgio Parisi nel cda. O se per loro sono due ostacoli, troppo ingombranti da rimuovere, ai sogni di gloria di chi a volte soffre della sindrome da Marchese del Grillo. Altra cosa da chiarire: basterà il nuovo statuto per far partire i progetti fermi? Se sì, già da aprile qualcosa potrebbe muoversi. Ma sarà indispensabile mostrare al Governo il volto migliore di Siena, il suo essere capitale delle Scienze della Vita con una visione unitaria, strategie comuni e azioni concordi tra i tanti scienziati e manager di valore che finora hanno agito da separati in casa. Dovrebbe essere il sindaco Nicoletta Fabio a mettere tutti attorno a un tavolo per stringere un nuovo patto per lo sviluppo. Altrimenti rischieremo la fine di Sperone, nel film ’Un mondo a parte’. Dove Virginia Raffaele, vicepreside della scuola, dice amara: "Abbiamo perso prima la biblioteca, poi la sala cinema…, piano piano ci siamo abituati. Ci siamo abituati al peggio, è la cosa più brutta per un essere umano!".