Fronteggiamenti in Piazza, difese all’attacco: "No al collage di filmati, nessuna rissa"

Dopo 26 mesi di rinvii legati al Covid, è ripreso il processo ai contradaioli per i fatti dell’Assunta 2015 davanti al nuovo giudice Pollini

E’ ripreso dopo 26 mesi il processo per i fronteggiamenti in Piazza

E’ ripreso dopo 26 mesi il processo per i fronteggiamenti in Piazza

Siena, 12 maggio 2022 - Fronteggiamenti in Piazza dopo il Palio dell’Assunta 2015, nuovo capitolo 26 mesi dopo. Tanti sono trascorsi dal 3 marzo 2020, ultima udienza del processo che ha portato la Festa in tribunale per quelle ’pugna’ che i senesi considerano tradizione, avendole sempre sentite raccontare da genitori e nonni come fatto naturale nei quattro giorni. Ma che la procura reputa invece reato. Ci sarebbe stata una rissa (non un fronteggiamento) fra nicchiaioli e montonaioli da un lato e tra contradaioli dell’Onda e della Torre dall’altro quel 17 agosto a Palio corso. Questi ultimi, per la cronaca, sono già usciti dalla vicenda dopo aver definito la posizione e tuttora in attesa dell’appello.

L’Italia pochi giorni dopo l’udienza del 3 marzo 2020 entrò in lockdown. E da allora le restrizioni legate al covid hanno impedito la conclusione del processo di cui era terminata l’istruttoria. Dunque si riprende ma con un nuovo giudice, Elena Pollini in luogo di Ottavio Mosti tornato a Livorno. Così nell’udienza di ieri, con qualche dirigente di Contrada ad assistere e gli avvocati schierati, è sembrato di tornare al 3 aprile 2018 in primis per le richieste avanzate da alcune difese che hanno proposto questioni già ’cavalcate’ all’epoca.

«L’avviso di conclusione delle indagini preliminari e, di conseguenza, il decreto di citazione diretta a giudizio sono nulli", attacca in avvio l’avvocato Fabio Pisillo che assiste larga parte dei montonaioli. Declina poi a voce, e in una memoria successivamente depositata, "che non è stato consentito agli imputati di difendersi" in quanto, con particolare riferimento ai filmati della Piazza, questi non sarebbero integrali. E dunque tali da consentire la ricostruzione del contesto a 360 gradi nel quale sono maturate le azioni, l’effettivo contegno di ogni singolo partecipante: potrebbero portare a conclusioni diverse dalle accuse della procura. "Si tratta soltanto di spezzoni, frutto di un collage di più video fatti peraltro da operatori diversi", osserva Pisillo. Proprio da tali riprese però sarebbero state ricavate le immagini sulla base delle quali è avvenuta l’identificazione e dunque i suoi assistiti si trovano davanti al giudice. Tutto sarebbe dovuto confluire nel fascicolo del pm mentre "invece è stato sottratto alle difese una parte di materiale". Tutti gli altri legali si sono associati alla richiesta di Pisillo.

La prima mossa dell’avvocato Luigi De Mossi, a cui si sono affidati i nicchiaioli sotto processo, è stata quella di depositare il documento della Contrada dove si attesta la ragione della presenza in Piazza di uno degli imputati. "Si trovava lì per un motivo istituzionale", spiega il legale. Che illustra al giudice Pollini il cuore di una memoria depositata già nel dicembre 2017. "Non si può parlare di una volgare rissa con motivi futili nel caso dei fronteggiamenti del Palio dove occorre valutare se il tipo di rapporto fra Contrade sia piuttosto una difesa dei propri colori e della soggettività. Non ci sono ragioni banali in un fronteggiamento, se non l’appartenenza alla Contrada che non è certo elemento di violenza. Può apparire una singolarità per il Codice penale ma è un aspetto che ha tutelato nei secoli la città. Divago un attimo: quanti amministratori restano stupiti quando racconto loro di quanto sia stato importante l’apporto volontario dei contradaioli durante il Covid", osserva De Mossi. Che cavalca poi un tema forte:"Senza svilire la Festa ed il patrimonio culturale sotteso, mi richiamo a una normativa propria delle manifestazioni sportive. Chi va in Piazza a difendere i propri colori esprime il consenso a partecipare al fronteggiamento. Se un calciatore in campo entra a gamba tesa e causa una lesione non finisce sotto processo".

Al caso va dunque applicato l’articolo 50 del codice penale, il cosiddetto consenso dell’avente diritto: chi partecipa ai fronteggiamenti è consapevole insomma del rischio relativo. Tutto succede sempre e solo nei giorni del Palio, nel medesimo luogo, i protagonisti sono sempre i contradaioli. "E’ appartenenza – prosegue De Mossi –, sangue, lacrime. Sublimazione della nobiltà della difesa, ribadisco, della propria appartenenza che in tempi come gli attuali andrebbe valorizzata". Invoca una sentenza "coraggiosa e innovativa" di assoluzione perché il fatto non sussiste. De Mossi fa poi mettere a verbale che qualora il nuovo giudice disponga una perizia per identificare gli imputati chiede di nominare eventuali consulenti tecnici di parte e la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale già svolta. "Tale perizia non ha mai fatto ingresso formalmente in quest’ultima", ribatte tra l’altro il pm Sara Faina.

Gli avvocati Bernarda Valente e Michele Bellandi, che difendono un montonaiolo, avevano depositato nel gennaio scorso la lista testi in cui si indicava Giovanni Mazzini "per sottolineare una valutazione antropologica e sociologica". Come consulente non venne ammesso da Mosti, adesso invece è testimone "in quanto presente durante il fronteggiamento Nicchio-Valdimontone", rivendica Bellandi.

"Nell’udienza dell’11 luglio scioglierò la riserva", rinvia il giudice Pollini. Che, sollecitata su un’eventuale calendarizzazione, ribatte: "Se mai esistesse si va comunque a novembre".