Lunedì c’è stata la novità della prima uscita pubblica di Indipendenti e progressisti, la formazione guidata da Ernesto Campanini che chiede con decisione le primarie nel centrosinistra. Una soluzione sulla quale il Pd sta riflettendo, mentre in parallelo gioca un’altra partita, quella dell’ampliamento della coalizione verso il centro. L’appello del segretario Massimo Roncucci al campo "riformista e liberaldemocratico", insieme alla richiesta di non guardare "al tornaconto di singola formazione, ma di mettere al centro l’obiettivo generale", si è tradotto in incontri negli ultimi giorni con Italia viva e Azione, quindi con il Terzo polo. Il partito di Renzi ha riunito nei giorni scorsi i coordinamenti provinciale e comunale, ma la strategia di Stefano Scaramelli è comunque chiara: definire una bozza programmatica e soprattutto mettere sul tavolo una propria ipotesi di candidatura. Se l’accordo si farà, è qualcosa più di una sensazione, non sarà però su una soluzione politica (lo stesso Scaramelli o Paola Piomboni) ma semmai su un nome civico.
Non è un mistero che Azione abbia guardato fin dall’inizio a Emanuele Montomoli; il suo nome è però in sospeso e non solo perché a lui pensa una parte del centrodestra, ma anche perché Italia viva non ha fin qui sposato con decisione questa candidatura. Il Pd si trova dunque a metà del guado: da una parte un accordo con Italia viva e Terzo polo che escluderebbe quasi certamente le primarie, a rischio però di perdere alcuni pezzi dell’alleanza, dall’altra la prospettiva di tenere insieme il tavolo attualmente operativo con la prospettiva delle primarie, con l’elevata probabilità di non avere con sé Italia viva e Azione. A meno che non esca un nome civico di alto profilo che metta tutti d’accordo. Sullo sfondo le dinamiche congressuali Pd, in tensione tra una prospettiva a sinistra (Schlein) e una che spingerebbe a una convergenza con il Terzo polo (Bonaccini). Ma in questo caso si deciderà a fine febbraio, forse tardi per impostare strategie per le amministrative.
O.P.