Siena senza Palio è una bella donna ferita. Tanta nostalgia ma non facciamo un funerale

Il sindaco De Mossi: "Doppio dispiacere, civico e personale. Resterò in Comune per respirare comunque lo spirito della Festa"

Il sindaco De Mossi (foto Di Pietro)

Il sindaco De Mossi (foto Di Pietro)

Siena, 2 luglio 2021 - Ognuno lo vive a modo suo, questo 2 luglio. Il secondo senza terra in Piazza, ’vestito’ della Festa. Che diventa delirio se piove fra scivoloni e operai che corrono a rimetterlo, invece spolvera troppo se la temperatura sale oltre i 30 gradi. E allora via polemiche. Anche quelle mancano. C’è chi ha scelto la cena in Contrada, altri fra amici. Qualcuno è già salito in macchina perché "occhio non vede, cuore non duole". Preferendo pensare ad un 2022 di ripartenza. Con i cori che si levano la sera dai rioni piuttosto dell’attuale silenzio. Con il caos dei turisti che in centro non ci passi, mentre adesso si largheggia anche a prendere il caffè.

"Siena senza Palio è una bella donna senza il suo vestito migliore", la tratteggia Mario Savelli, proprietario di tanti cavalli da Piazza e barbaresco storico della Torre. "Non so come fare, spero di addormentarmi e che il 2 luglio sia già passato", racconta con una disperazione nella voce che non è finzione. "Prego anche i giovani che vadano a farsi il vaccino perché questa è l’unica speranza per vedere i cavalli in Piazza, magari i primi di ottobre. Comincio ad avere una certa età ed ogni occasione è persa. Passai per la stalla della Torre, l’altra sera. Il deserto. ’Il cavallo non deve essere buono perché non c’era nessuno lì’, dissi poi a cena per scherzare. Ma la voglia - ammette - è pochina".

Una cosa è certa: non c’è spazio per la retorica. Per le celebrazioni di quello che si è perso e per ora non recuperato. Rispetto allo choc dello scorso anno prevale lo sguardo al futuro. La ricerca spasmodica della via di uscita. Dell’accelerazione dei passi avanti, seppure con tanta fatica. Niente retorica ma la nostalgia sì, quella resta. Si avverte passando in Piazza mentre suona la Banda Città del Palio davanti ad un gruppo di senesi e bambini. Qualcuno che porta a spasso il cane si unisce a loro, incuriosito dallo sprazzo di ritualità. Ma intorno non c’e’ l’aria frizzante, il cicalio. La gente con i fazzoletti. Anche la Torre del Mangia sembra più burbera.

"E’ un doppio dispiacere, civico e personale questo 2 luglio senza Palio", ammette il sindaco Luigi De Mossi. "Starò in città, in Comune. Immaginando che dall’Entrone possa arrivare nella mia stanza la ’ragia’ del Palio". "Sono d’accordo con Maya Angelou che diceva ’la vita no n si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro. Posso dire quindi che ho perso qualcosa del mio vivere", sintetizza il rettore del Magistrato delle Contrade Claudio Rossi.

"I sentimenti sono contrastanti. Da una parte la mancanza è inevitabile. Però ostinarsi a organizzare cerimonie, eventi e cene personalmente mi mette più tristezza. Sembra di fare il funerale al Palio che non c’è", sostiene Stefano Marini, priore plurivittorioso della Selva, figlio del capitano Roberto che ha scritto la storia della Festa. "Speriamo sia l’ultimo anno ma se ci fosse anche il terzo, alla fine per me diventa un giorno come un altro", chiarisce Marini, da sempre fautore della centralità della Contrada. Subito aggiunge: "Sono molto pratico: il pomeriggio del 2 luglio non sto a piangere in Piazza perché la terra non c’è, vado a Genova da mia moglie. Poi dentro di me è un’altra questione....". Infine rilancia: "Anche nella Selva abbiamo mantenuto la consuetudine di fare la cena il giovedì e il sabato, non si cambia perché è la settimana del Palio che non c’è. Il 2 luglio, finché dura questa situazione sciagurata, volenti o nolenti è un giorno come un altro. Speriamo però che sia l’ultima volta".