
Un nuovo centro di accoglienza straordinaria per tentare di liberare definitivamente il parcheggio della stazione di Siena dalla trentina di cittadini pakistani che ancora ci dormono e dare loro una sistemazione più dignitosa. È l’ipotesi che potrebbe diventare concreta già entro la fine di gennaio e sbrogliare del tutto la matassa dell’accoglienza senese che, in tutto vede all’attivo circa 69 centri di accoglienza in tutta la provincia. I primi nodi sono stati sciolti con la fine del trasferimento di buona parte dei 40 pakistani dal territorio di Siena alle stanze dell’hotel Gambrinus di Abbadia San Salvatore, trasformato in Cas e ceduto in affitto temporaneo all’associazione Chiara Luna, soggetto accreditato dopo aver risposto al bando della Prefettura di Siena, che riceverà una retta di circa 26 euro al giorno a ospite per provvedere ai loro bisogni.
Ma in questi giorni un altro soggetto del mondo del sociale sta completando il percorso di accreditamento che lo porterà, se tutto andrà secondi i piani, a gestire una struttura, non a Siena, ma nel territorio di un Comune della stessa provincia, dove accogliere i cittadini pakistani che ancora dormono alla stazione. Se tutto filerà liscio e la struttura individuata dal soggetto in fase di accreditamento avrà le carte in regola per diventare Cas, la quasi totalità delle persone rifugiate nel parcheggio potrà trovare un tetto stabile. Ancora c’è il massimo riserbo sul Comune dove si trova la struttura candidata a Cas, ma la certezza è che non sarà né a Siena, né sull’Amiata dove già le presenze di ospiti, non solo di nazionalità pakistana, hanno raggiunto cifre a due zeri.
L’apertura del centro potrebbe allentare la pressione dell’emergenza già finita, tre giorni fa, davanti alle telecamere di Striscia La Notizia che, in onda su Canale 5, hanno documentato le condizioni di forte disagio e precarietà in cui le persone dormono nel parcheggio della stazione. Intanto la presenza dei nuovi ospiti ad Abbadia ha sollevato le proteste della Lega locale che accusa le istituzioni "di decentrare nelle località più lontane il problema, senza tenere conto che tali comunità soffrono già molti disagi e che non ci sono le condizioni per ulteriore accoglienza". L’obiettivo è risolvere il problema entro aprile prima che il clima riapra la rotta balcanica, battuta dai cittadini pakistani e dai loro ’traghettatori’ attraverso Iran, Turchia e Serbia per raggiungere l’Italia. Per quella data infatti il circuito di accoglienza prevede nuovi e probabili arrivi. Al momento i cittadini pakistani rappresentano circa il 60 per cento del totale dei migranti presenti in tutta la provincia di Siena.
Percentuali che, in numeri, si traducono con all’incirca 560 presenze di nazionalità pakistana a cui se ne sommano altre 400 di altre nazionalità in cui rientrano anche ucraini, afghani e i richiedenti asilo redistribuiti nazionalmente. Numeri dietro i quali si nascondono vite e nomi in cerca di futuro e di un presente. Per quanto riguarda l’accoglienza dei profughi ucraini in fuga dalla guerra invece si registra la chiusura del ‘Cas diffuso’ di San Gimignano affidato alla Fondazione Territori Sociali dell’Altavaldesa che, fino a dicembre, ha ospitato alcune famiglie di ucraini ora ripartite per la loro terra.