"Ospedali centri di dolore Case presidio di sicurezza"

L’archistar Fuksas ospite finale degli incontri alla ’Terrazza’ di San Casciano "Ho un progetto multidisciplinare che riparte dal dopo-pandemia"

Migration

"In vita nostra non abbiamo lavorato così bene come in questo periodo di lockdown, chiusi nella nostra tenuta a Castelnuovo Berardenga". Doriana e Massimiliano non hanno dubbi. Si sono raccontati in una lunga riflessione guidata da Walter Mariotti, direttore di Domus, all’ultimo incontro della rassegna culturale ‘La Terrazza’ a San Casciano dei Bagni. "Tutto ciò è stato possibile grazie alla connessione veloce. La tecnologia è come un coltello – ha dichiarato Massimiliano Fuksas – può uccidere e può tagliare il pane. Dipende da come la si usa. Da Castelnuovo siamo riusciti a lavorare con tutti i nostri collaboratori nel mondo".

I Fuksas hanno infatti tre studi con sede a Roma, Parigi e Shenzhen con uno staff di 170 professionisti e all’attivo oltre 600 progetti. "Grazie all’aeroporto di Ampugnano siamo riusciti a raggiungere Pantelleria e Venezia in meno di un’ora – ha continuato – da qui è partito un progetto multidisciplinare che ci ha connesso con il mondo. Abbiamo coinvolto medici, architetti e molti altri addetti ai lavori ripensando al post pandemia".

"Non hospital, ossia rivedere la sanità territoriale, la casa come primo presidio in sicurezza, luoghi dove i giovani possono stare con gli anziani senza rischi. Tutto per evitare gli ospedali che sono stati il centro del dolore. Le linee guida di questo progetto sono state poi inviate al Presidente della Repubblica che ha molto apprezzato l’idea di un pensiero nuovo".

I Fuksas hanno progettato l’aeroporto di Shenzhen, conoscono bene la Cina e la sua trasformazione."‘Non si può dire che la Cina sia un Paese consumista perchè investe nella ricerca scientifica, scommette sul futuro. E’ importante chiedersi oggi cos’è la libertà e quindi la democrazia. In molte città di oltre 40 milioni di abitanti esiste la figura degli ‘spingidentro’, di coloro cioè che spingono fisicamente le persone dentro le metropolitane. Sono vittime del sistema, così come le persone che vengono spinte. Oggi dobbiamo necessariamente trovare una nuova forma di democrazia". Per Doriana Fuksas è diventata un’esigenza guardare al futuro con nuovi occhi. "Già quando venti anni fa prendemmo la direzione della Biennale progettammo un terzo millennio virtuale. Proiettavamo in schermi giganti delle cellulle che si compenetravano. Un’intuizione molto vicina alla contaminazione della pandemia di oggi". Il futuro dell’Italia, morfologicamente lunga e stretta, si può ripensare. "Ci sono migliaia di capannoni abbandonati che andrebbero eliminati – ha concluso Fuksas – abbiamo solo due pianure, quella padana e quella pugliese e poi abbiamo il problema dell’Appennino". Difficile cablare un territorio così ma il futuro è davvero tutto da scrivere.