Non era il vero caffè Nannini. Condannata una donna

Sei mesi per la commercializzazione ingannevole di prodotti industriali. Disposto risarcimento immediato di 10mila euro all’imprenditore senese.

Non era il vero caffè Nannini. Condannata una donna

Non era il vero caffè Nannini. Condannata una donna

Commercializzazione ingannevole di prodotti industriali: ecco perché è stata condannata dal tribunale di Firenze a sei mesi una donna che nel passato aveva operato tra l’altro come agente di commercio dell’imprenditore senese Alessandro Nannini per la Germania. Dovrà anche risarcire, ha deciso il giudice disponendo una provvisionale immediatamente esecutiva di 10mila euro, la ’Nannini srl’ assistita dall’avvocato Fabio Pisillo.

Si è concluso così il processo nei confronti della donna e inizialmente anche di una torrefazione della provincia di Firenze. Originato dalla denuncia querela alla procura del capoluogo depositata attraverso l’avvocato Pisillo da Alessandro Nannini. Un’azione volta a tutelare il prestigioso marchio, famoso in tutto il mondo. Come noto, infatti, l’ex pilota è amministratore della ’Nannini srl’ proprietaria e titolare dello storico marchio di famiglia ma anche di quello successivamente creato dall’imprenditore ’Caffè A.Nannini’, ora concessi in licenza d’uso.

La titolare della torrefazione – che era stata oggetto anche di sequestri e perquisizioni a seguito dell’indagine del pm Tei e che avrebbe di fatto impacchettato il prodotto – da subito aveva chiesto ed ottenuto la messa alla prova per cui è uscita dal dibattimento.

Il giudice si è convinto che il caffè commercializzato in Germania – così aveva scoperto lo stesso imprenditore senese – era un’imitazione del marchio originale. Non quello vero, insomma, anche se alcuni elementi potevano trarre in inganno l’acquirente. Alessandro Nannini nel 2019 si era accorto della distribuzione di un caffè con su scritto ’Nannini international’. A suo dire sulla confezione c’erano dei richiami che riconducevano indiscutibilmente sia a lui (alle corse, per esempio) che alla città di Siena. Su questo aspetto si è incentrata la battaglia legale che ha portato al processo iniziato nel luglio 2020 e terminato nei giorni scorsi con la condanna.

Laura Valdesi

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