"Ma vi dico che il lockdown non c’entra nulla"

"Credo che la lunga assenza da scuola dovuta al Covid c’entri poco o niente con questi episodi". Per Andrea Fagiolini, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Aou delle Scotte, il lockdown c’entra poco con la violenza mostrata dai ragazzi. "A mio parere, le vere cause di questi comportamenti, sono diverse, e sono semmai da ricercare nella riduzione dei valori più profondi che fondano la nostra società, nella riduzione dell’altruismo, del rispetto per i più deboli o fragili. I modelli con i quali bambini e giovani sono bombardati sono spesso modelli di successo immediato, modelli in cui vince il più forte, in cui vince chi attira più attenzione, chi urla a volume più alto, chi attacca, chi denigra, chi coagula consensi. Modelli in cui il fine giustifica sempre I mezzi, modelli in cui conta piu’ l’apparire che l’essere". "Manca spesso l’empatia, la capacità di capire e immedesimarsi nella sofferenza altrui, di capire i danni e il dolore generato dalla violenza e dal bullismo. Le nuove tecnologie possono contribuire a stimolare legami più leggeri, più superficiali e possono violare sentimenti più profondi e privati come la vera amicizia o solidarietà. Questi mezzi non vanno tuttavia condannati in modo indiscriminato. Bisogna pero’ evitare di abusarne e imparare a mantenere un giudizio lucido. Fatti come quelli del video - conclude Fagiolini - sono difficili da giustificare ma possono essere compresi e generare uno stimolo per aiutarci a cercare una società migliore".