L’intuito del questore: "Per numero di arrivi quinti a livello italiano. Così abbiamo indagato"

Milone spiega che tutto è iniziato nell’estate 2022, dopo la prima ondata "Questa inchiesta può essere antesignana, aprendo la strada ad altre in località diverse. Procura molto attenta, grazie agli uomini della Mobile".

L’intuito del questore: "Per numero di arrivi quinti a livello italiano. Così abbiamo indagato"

L’intuito del questore: "Per numero di arrivi quinti a livello italiano. Così abbiamo indagato"

di Laura Valdesi

SIENA

"Già nel 2022 avevo cominciato a dire che erano troppi i pakistani arrivati a Siena perché è una città in cui devi venire apposta, non si trova sulle grandi direttrici di collegamento. Così ho stimolato i miei uomini a tirare fuori qualcosa. C’eravamo anche riusciti però il primo tentativo compiuto non ha trovato grande interesse. Abbiamo insistito ancora. Tutto è stato mandato per competenza dalla procura di Siena a quella di Firenze, molto attenta all’informativa. Un grazie va anche al sostituto Siro De Flammineis, applicato da Siena alla Dda fiorentina, denota la stretta sinergia che c’è fra organi investigativi di polizia e quelli della magistratura. Veramente grazie perché non sempre si riesce ad ottenere l’attenzione che ci è stata destinata", spiega il questore Pietro Milone.

Un risultato importante, la questione pakistani per oltre un anno ha tenuto banco in città.

"Importantissimo per Siena, se c’era un argomento sensibile era questo. Credo di aver fatto un regalo alla città a conclusione del mio mandato".

L’inchiesta parte dunque nel 2022 ma la svolta arriva nel marzo 2023.

"Ci sono stati due episodi infatti che hanno fatto da acceleratori, dando ancora maggiore vigore all’inchiesta partita, come detto, in quanto ci domandavamo da cosa dipendeva l’enorme attrattività esercitata da Siena sui pakistani. Ci doveva essere per forza qualcosa dietro. Volevamo capire come mai Siena era al quinto posto nazionale come immigrati da questo Paese. Si superavano le 500 persone e, in una comunità piccola, ciò creava problemi soprattutto per la collocazione".

Ecco saltare fuori un’agenzia per la gestione del flusso migratorio dei pakistani.

"Quanto emerso è sempre presunto, siamo in una fase nella quale deve essere ancora valutato dal giudice delle indagini preliminari. Certo è che in questa indagine abbiamo impegnato tutte le nostre risorse. La questura di Siena è piccola, ringrazio la Squadra Mobile, i ragazzi non si sono risparmiati stando addosso ad un fenomeno che, soprattutto all’inizio, era sfuggente. Importante l’ausilio di strumenti tecnici ma non è stato comunque semplice, devi avere qualcuno che traduce e spesso c’è difficoltà a comprendere un dialetto piuttosto che un altro. Un lavoro complesso di ricostruzione che ha condotto a nove fermi. Vediamo cosa accadrà nel vaglio successivo".

Si può considerare un’operazione antesignana? Che potrebbe essere replicata in altre zone d’Italia?

"Sì, antesignana. Credo che possa far riflettere anche altre arealtà".

Il flusso dei pakistani è ora diminuito?

"La sensazione netta è che ce ne siano meno. Sicuramente è stato il risultato di un’azione sinergica da parte delle istituzioni ma, chiaro, l’inchiesta ha dato un segnale forte. Comunque vedremo quali saranno gli effetti".

Si diceva che ad attrarre i pakistani fosse la rapidità con cui venivano espletate le pratiche.

"Ironia della sorte paghiamo l’efficienza del nostro ufficio immigrazione. Essere stati così puntuali e solerti nel fare le pratiche dell’accoglienza ha rappresentato una calamita".

I complimenti alla polizia sono arrivati dalle istituzioni, anche da tanti cittadini sui social.

"Sono contento per la città e soprattutto per i ragazzi della Mobile. A volte gli insuccessi investigativi sono disincentivanti, il successo spinge invece a impegnarsi ancora di più".