
La scrittrice Roberta Bencini con l’ex marito Paolo Vaj in una foto ai tempi del loro matrimonio
Un dolore privato diviene una memoria condivisa. Roberta Bencini, poggibonsese, ha deciso di racchiudere in un libro, dal titolo ’La versione di Paolo’, una vicenda nella quale ha finito per trovarsi coinvolta. Non un semplice romanzo a tinte gialle, ma una storia vera che rimanda a una notte fra il 18 e il 19 di luglio del 2019 quando Paolo Vaj, 56 anni, marito di Roberta, fu ucciso nell’abitazione a Vittorio Veneto (Treviso). Un omicidio del quale sono considerate responsabili Patrizia Armellin, l’amante di Vaj, e l’amica e complice Angelica Cormaci, condannate rispettivamente a 24 e a 16 anni nel processo davanti alla Corte d’Appello di Venezia. Per difendersi, le due donne avevano dipinto Vaj come persona violenta. Un’etichetta rifiutata con determinazione da Roberta, che con Paolo aveva vissuto otto anni, prima della fine della relazione, senza ravvisare in lui in alcun caso un’inclinazione a comportamenti di quel genere. Da qui l’idea di dare alle stampe, per le edizioni Helicon, ’La versione di Paolo’. L’opera, che sarà presentata a breve a Poggibonsi, si annuncia come una sorta di testimonianza per restituire giustizia alla memoria di chi non può più respingere gli addebiti infamanti che gli sono stati mossi. "La pubblicazione è un altro modo per elaborare il lutto – afferma Bencini – per capire cosa succede a chi si ritrova coinvolto, suo malgrado, non solo nella vicenda in sé, che è già un motivo di sofferenza, ma anche in un ‘dopo’ che può durare perfino anni e anni. Inizialmente non avevo immaginato un progetto editoriale con tanto di presentazione. Tutto aveva avuto origine piuttosto dalla volontà di tenere dentro me i pensieri, in una specie di riflessione privata". Poi ha prevalso un insieme di altri fattori, compreso forse anche l’amore verso le narrazioni di genere epistolare. "Ho sempre sempre scritto lettere e nel tempo ho partecipato a laboratori e a corsi di scrittura creativa – rivela Bencini – e la vicinanza a questo universo mi ha condotto, durante le ferie estive, a dedicarmi tre-quattro ore al giorno a mettere ordine nelle sequenze, seguendo il filo di un percorso di vita. Ecco come è nata la stesura dell’opera – conclude – poi inviata alla casa editrice che ha mostrato il suo interesse alla pubblicazione. Per un ricordo che sia, insieme, intimo e compartecipe".
Paolo Bartalini