
di Laura Valdesi
SIENA
"Uno dei riti di cui la città è fiera", esordisce il sindaco Nicoletta Fabio quando il popolo di Salicotto è entrato in Piazza e le autorità salite sul palco. "Siamo qui per festeggiare la Torre, che ha vinto il Masgalano offerto dagli archivisti delle 17 Contrade e che è soprattutto un premio alla bellezza. Ma siamo qui – sottolinea subito dopo – anche per celebrare noi stessi. Non è uno spettacolo, non è una rievocazione ma, appunto, un rito. Qualcosa che ci fa sentire fieri di essere senesi e contradaioli". Non riescono a capire cosa sta accadendo i tanti turisti che scattano foto e fanno filmati con il cellulare. Nessuno può comprendere l’orgoglio e l’onore per il Masgalano conquistato, l’importanza "della cura e dell’eleganza", se non è nato sulle lastre e cresciuto ascoltando il rullo dei tamburi nel rione.
Una cerimonia semplice e intensa quella ieri in Piazza per consegnare alla Torre l’opera realizzata da Giovanna Giudici del Laboratorio orafo ’Il Galeone’. "Una vittoria conseguenza della bravura di alfieri e tamburini, della comparsa più giovane ad agosto, un pochino meno giovane a luglio. Un premio che non è frutto della sorte, del posto al canape – osserva il priore di Salicotto Antonio La Marca – ma del lavoro quotidiano della Contrada e dell’Economato. Di tutti". Di chi insegna l’arte di girare la bandiera e di suonare il tamburo. "E’ l’ottavo Masgalano vinto dalla Torre – prosegue l’onorando –, a conferma che la cura della comparsa e l’attenzione ai dettagli fanno parte della cultura e dell’etica della nostra Contrada". Manda poi un "abbraccio e un saluto a tutto il popolo di Salicotto", rivolgendo un "grazie" agli archivisti "che hanno offerto il Masgalano e che custodiscono la storia". Doppia l’emozione di Francesco Fusi, torraiolo e anche "decano" appunto degli archivisti, incaricato da questi ultimi di portare il saluto. Invita a sua volta tutta la città a dire grazie alla comparsa, a tutte le comparse, "per l’impegno, la devozione". Poi la consegna degli splendidi bandierini e delle pergamene per il proprietario di Violenta da Clodia, Theodore Westerman, e per Luciano Baccelli che ha Zio Frac insieme ad Enrico Bruschelli. Quindi l’opera forgiata dal ’Galeone’ viene depositata nelle mani del priore della Torre La Marca.
"La cura dei nostri ricordi, delle nostre memorie, quella dei tamburi e delle monture, dei nostri cari e dei contradaioli persino delle Contrade rivali perché tutti siamo parti di una storia che va avanti da secoli e che continuerà per secoli a venire", torna sul concetto iniziale il sindaco Fabio lanciando un messaggio per richiamare l’attenzione sul fatto "che se ciascuno di noi avesse la stessa cura e la medesima fierezza nel conservare e nell’amare la propria città, Siena sarebbe ancora più bella e fortunata". Invita ad essere "custodi di ciò che ci rappresenta e della nostra civitas". E conclude: "Gli archivisti sono testimonianza dell’amore che portiamo ai nostri colori. Siamo qui in questa Piazza, per noi ombelico del mondo, sede inamovibile di feste e gioie, di dolori. In questa Piazza dico grazie a tutti voi, non solo alla Torre, agli archivisti ma a tutti coloro che hanno nell’anima i miei stessi sentimenti".