I due imputati sono stati traditi anche dalle intercettazioni oltre che dal fiume di colloqui via social. Viktoriia Mitioglio "mentre palesa la sua preoccupazione di essere arrestata o comunque sottoposta a controlli, invita lo zio Udzienov a non vendere più nient’altro dei beni sottratti ad Anna Maria Burrini, se non prima recandosi fino al comune di Empoli, onde eludere – si legge nella sentenza – le ricerche già attivate al contempo mostrandosi ben consapevole che già due monili erano stati venduti proprio dallo zio". E ancora: "Parla di articolo di stampa apparsi on line sull’omicidio proprio di Anna Maria Burrini identificabile con alcuni riferimenti inequivocabili terminologici". E lo zio? Cerca di tranquillizzarla "rispetto ad un rumore che (Viktoriia, ndr) asserisce di aver sentito provenire dall’abitazione della Burrini facendola ragionare, sulla scorta di quanto entrambi ben sapevano, circa l’impossibilità che potessero provenire" dalla casa della pensionata. Tutti e due sapevano, sostiene la Corte, che era deceduta da tempo. Rumori, questa l’unica spiegazione, che potevano essere stati provocati dall’uomo che coabitava con l’anziana. Più di un’intercettazione presente nel fascicolo prova inoltre, il possesso da parte delle persone imputate, dei gioielli presi alla pensionata e il tentativo di cederli per ricavare denaro, secondo quanto rilevato dagli investigatori e durante le indagini svolte dalla Squadra Mobile.
CronacaLa donna seguiva il caso sui giornali. Lui la rassicurava sui rumori in casa