"Sono nato a Castelmuzio, anche se per 40 anni ho vissuto a Torino. Sono tornato appena ho potuto. E finché ho respiro cercheremo di non abbandonare la cooperativa, facendola andare avanti". Cuore, amore per questa terra, determinazione nelle parole di Giorgio Valdambrini, presidente dal 2012 della cooperativa di consumo della frazione di Trequanda. "E’ nata nel 1919, quando compimmo 100 anni La Nazione ci fece un articolone, nel 2019. Nonostante mille vicissitudini è sempre rimasta aperta, all’inizio si chiamava spaccio, poi – spiega – è diventata appunto cooperativa di consumo. A parte gli ultimi 5-6 anni, da qui sono passati un po’ tutti i paesani, con vari incarichi. E’ stata davvero gestita dalla popolazione". Un fiume in piena Valdambrini quando parla di questa ’creatura’. "L’unico alimentari rimasto a Castelmuzio però, mi creda, specialmente in mesi come quelli attuali è davvero molto dura. Eppure durante il covid abbiamo svolto un importante servizio per la comunità che ci è stato riconosciuto anche dalla Lega delle cooperative con un premio di 15mila euro", racconta con un pizzico di orgoglio.
La sede della cooperativa è quella delle vecchie scuole elementari.
"Esatto, ho appena fatto in tempo a farcele io che adesso ho 80 anni. Questa cooperativa è davvero al servizio della popolazione perché a Castelmuzio, come nelle altre frazioni, le persone sono abbastanza su con l’età. Finché uno ce la fa a prendere la macchina ed andare in Valdichiana è tranquillo, altrimenti la comodità di avere un negozio sotto casa è tanta".
Allora dove sta la difficoltà?
"Nel fatto che siamo sempre meno, poco più di 200 residenti. Ci sono decine di seconde case vuote, comprate da persone di fuori, per la maggior parte stranieri. Americani, per esempio. Bene perché vengono ristrutturate e mantenute ma i proprietari vivono altrove il resto dell’anno. Il bacino d’utenza, insomma, si riduce progressivamente. Da Pasqua alla festa dell’olio, ad ottobre, si sopravvive ma nei mesi invernali è durissima. E ho due dipendenti part time che fanno 44 ore alla settimana".
Proviamo a lanciare un appello.
"Ognuno è libero, sia chiaro, di andare a fare acquisti dove meglio crede. Però ricordiamoci l’utilità di questa bottega in pandemia. Se ognuno comprasse, per dire, un pezzo di formaggio alla cooperativa... Sarebbe importante. Ci sono case vacanze e agriturismo, gente che ha investito in questa ricettività: cosa dicono agli ospiti? Che non c’è neppure un punto vendita? Aggiungo un’altra cosa..."
Sentiamo.
"I paesi sono destinati a morire se scompaio le attività. Anche per il Comune è complicato avere tre frazioni disagiate. Visto che quest’anno la Valdichiana è capitale toscana della cultura, perché non valorizzare insieme alla lettura e agli eventi anche le tradizioni della nostra gastronomia?"
La.Valde.