"L’effetto-varianti rende critica la pandemia"

La spiegazione della professoressa Maria Grazia Cusi: "Maggiore carica virale, contagiosità e capacità di evadere il sistema immunitario"

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Prima la variante inglese, poi la brasiliana e la sudafricana e ora la paura viene dall’India. Ma quanto e come incidono le varianti nel contagio sul territorio? "Non parlerei di paura delle varianti, semmai di monitoraggio delle varianti", precisa la professoressa Maria Grazia Cusi, direttore del Laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Azienda ospedaliero Universitaria Senese, dove vengono sequenziati i genomi alla ricerca di casi di variante.

Qual è l’evoluzione?

"Questo problema è emerso in forma più eclatante quando ha cominciato a diffondersi la variante inglese, che è partita dalla Gran Bretagna e si è diffusa in tutta Europa, inclusa l’Italia. Tanto è vero che la variante inglese è ora predominante nel nostro Paese, con una presenza superiore al 91%. Sono sporadici i casi di infezione dal ceppo Wuhan, quello originale del SARS CoV-2, per cui le varianti incidono molto sul contagio e sul numero di casi positivi al Covid-19".

Quanti casi di variante vengono identificati nel Laboratorio? Come?

"Il numero di casi giornalieri da identificare in laboratorio oscilla dai 10 ai 30 al giorno. Usiamo tecniche molecolari relativamente rapide che ci permettono di individuare la variante inglese, mentre usiamo il sequenziamento per identificare le altre varianti. Questo procedimento richiede più tempo".

Quali sono le varianti oggi presenti? E come si differenziano, anche negli effetti?

"Le principali varianti presenti sono l’inglese, la brasiliana, la sudafricana ed ora anche l’indiana. Inoltre ci sono moltissime altre varianti che vengono segnalate ovunque, perché hanno altre mutazioni presenti nel genoma virale, ma sono meno frequenti. Si differenziano sulla base della sequenza. Dal punto di vista clinico non è possibile distinguerle".

Poi c’è la variante indiana, segnalata in Veneto e anche su un volo: ci dice qualcosa su questa nuova minaccia?

"Ancora non si sa molto su questa variante, oltre al fatto che si è diffusa molto rapidamente in India e comincia ad circolare anche in altri Paesi. Presenta delle mutazioni diverse dalla variante inglese e, per questo, sembra che i vaccini siano meno efficaci, tuttavia è ancora tutto da approfondire".

Le sembra cambiato il fenomeno Covid da un anno a questa parte? Ci sono più richieste di accertamenti oggi?

"Sicuramente la circolazioni di varianti ha reso più critica la situazione pandemica. Infatti, la variante inglese è molto più contagiosa del ceppo virale originale ed infetta anche bambini ed adolescenti, che prima sembravano risparmiati. Relativamente alla carica virale, le varianti sembrano avere una carica maggiore e un tasso di replica più elevato. La variante sudafricana, invece, riesce ad evadere il sistema immune, per cui gli anticorpi indotti dal vaccino sono poco protettivi verso questo ceppo virale. Al contrario, i vaccini proteggono verso le varianti inglese e brasiliana, in particolare, proteggono dalla forma grave della malattia e questo è già un gande vantaggio. Per quanto riguarda gli accertamenti diagnostici, in media, il numero di tamponi che arrivano in laboratorio è abbastanza costante, ma aumenti si verificano non appena si presenta un focolaio".

Paola Tomassoni