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In città c’è fame di grandi spazi : "Gli enti pubblici devono investire. Sostegno a chi organizza eventi"

Aloisio, autore e organizzatore di spettacoli ’live’: "Spostare i concerti in periferia"

. Rosario Aloisio del Music Service nella foto di Antonio Torretti

. Rosario Aloisio del Music Service nella foto di Antonio Torretti

Con l’arrivo della stagione invernale si ripropone la mancanza di spazi dove fare musica in città. E questo attraversa le esigenze di ogni generazione, ma non solo, questo silenzio riguarda i grandi tour, quelli medi e piccoli, le regole per le attività commerciali, la musica da strada. Ne parliamo con Rosario Aloisio, in duplice veste sia di autore che di professionista del settore eventi dal vivo, con il suo conosciuto Music Service lavora da molti anni a livello nazionale: "Personalmente credo – esordisce Aloisio – che la parola d’ordine sia una sola: investire. Gli enti pubblici in Italia impiegano ingenti risorse per sostenere la musica classica, lirica e sinfonica, qualcosa spendono anche per il jazz, ma quasi niente per la musica pop e per tutti i suoi derivati (rock, funky, rap e via dicendo). Ad esclusione di alcune grandi rassegne o festival, dove in primis le amministrazioni comunali erogano fondi non per dare supporto alla musica in sè, ma piuttosto per dare sostegno alle attività commerciali del territorio soprattutto del settore turistico-alberghiero". E ancora: "Se ci pensiamo bene, la cosa è abbastanza illogica in quanto la musica pop, essendo appunto popolare e abbracciando un numero assai maggiore di fruitori, dovrebbe ricevere la fetta più grossa delle risorse e non il contrario – continua Aloisio –. Bisognerebbe sostenere economicamente quei privati e quelle associazioni che decidono di aprire spazi, organizzare concerti, eventi musicali e festival, al fine di consentire la sopravvivenza di chi decide di lavorare in questo difficile settore".

E per eventi medio-piccoli? "Qui le difficoltà sono addirittura maggiori – prosegue Aloisio – in quanto, senza una particolare affluenza di pubblico, anche la ricerca di sponsor e di contributi diventa assai più improbabile. Solo i big oramai fanno cassa, quindi va da sè che per tutte le altre manifestazioni, stare nei costi diventa ancora più improbabile, soprattutto se pensiamo che spesso le incombenze burocratiche e legislative non fanno molta differenza tra eventi grandi ed eventi medi. Solo i piccoli eventi hanno delle minime facilitazioni, sempre a patto che non si superino certi numeri e obbligando pertanto l’organizzatore già in origine a non fare nulla per far crescere la propria iniziativa!".

Passiamo ai locali che incontrano mille problemi: "Il problema più grande – afferma Aloisio – sta sicuramente nell’inquinamento acustico causato sia dalla musica stessa all’interno del locale che dal rumore causato invece dalle persone che stanno fuori per fumare o chiacchierare. La soluzione sta nello spostare la musica dal vivo dalle zone residenziali a quelle periferiche e artigianali o industriali dando degli incentivi importanti a sostegno dei pesanti affitti e della programmazione artistica". E infine la musica da strada: "Dovrebbe essere incentivata e controllata. A Bologna ad esempio, se vuoi suonare per strada, devi superare una sorta di esame davanti a una apposita commissione che valuta la tua prestazione artistica e decide, in base anche al genere, quale posto tra i tanti identificati come idonei, può essere il più congeniale al tipo di repertorio e di artista. Credo che anche nella nostra città andrebbe fatto qualcosa del genere".

Massimo Biliorsi