La protesta della donna malata di tumore: "Niente immunoterapia. Ma curarsi è un diritto"

Finisce dal giudice il caso di una donna con il cancro. L'Azienda ospedaliera vince ma l’avvocato della 53enne annuncia reclamo al collegio e si rivolge alla Corte di Strasburgo

Il policlinico senese

Il policlinico senese

Siena, 5 gennaio 2020 - Ha pochi mesi di vita. Così le hanno detto. Il ‘mostro’, quello che s’insinua e cresce, si ramifica fino a prendere possesso del corpo, è diventato forte. Aggressivo. La speranza ormai ridotta al lumicino. Anche se lei, una donna di 53 anni di Quarrata, in provincia di Pistoia, lotta come una guerriera. E continuerà fino all’ultimo respiro a far sentire la sua voce.

Forse l’aiuto può arrivare da una cura, le avevano suggerito. L’immunoterapia triplo positiva che si pratica presso l’Azienda ospedaliera universitaria senese. Era stata vista il 2 aprile scorso. Propedeutica, tra l’altro, una biopsia epatica perché, sostenevano, quella da lei effettuata il 26 marzo 2018 non poteva essere validamente considerata. Troppo lontana nel tempo. La donna aveva detto ‘no’. Un contenzioso ad alto tasso emotivo ed umano, denso di dolore, da cui è scaturito un ricorso d’urgenza, ex articolo 700, al giudice civile del nostro tribunale attraverso l’avvocato Claudio Defilippi del foro di Milano. Ma  qualche giorno fa è stato rigettato. Le ragioni della paziente non sono state accolte. Niente immunoterapia per lei. L’Azienda non è obbligata a praticarla.

«Sia chiaro che non ci fermiano qui perché è già pronto per essere depositato dopo l’Epifania – annuncia l’avvocato – il reclamo al collegio. La mia assistita non ha tempo da perdere, non può certo aspettare visto il progredire della patologia, un carcinoma al seno. Prima di ogni altra cosa, soprattutto dei Protocolli, viene il diritto alla salute che è costituzionalmente garantito dall’articolo 32. Le dirò di più, perché questo è un argomento che riguarda tantissime persone e che merita una sensibilizzazione ampia. Mi sono rivolto anche alla Corte europea a Strasburgo facendo riferimento all’articolo 2 che tutela il diritto alla vita". Un caso drammatico. Che arriva sì davanti ad un giudice ma che tocca le corde più delicate. 

Laura Valdesi © RIPRODUZIONE RISERVATA