MASSIMO BILIORSI
Cronaca

Il tempo del ballo. Quei momenti senza pensieri

Una foto una storia Nello scatto di Augusto Mattioli un’immagine del 1979 al Circolo Il Leone.

Una foto una storia Nello scatto di Augusto Mattioli un’immagine del 1979 al Circolo Il Leone.

Una foto una storia Nello scatto di Augusto Mattioli un’immagine del 1979 al Circolo Il Leone.

Se ballare è la poesia dei piedi, lo è anche questa significativa fotografia di Augusto Mattioli, scattata, anzi colta al volo, al Circolo Il Leone nel 1979. Lo sappiamo anche noi negati all’eleganza del ritmo nel ballo, che impegnarsi in questa disciplina significa confrontarsi con sé stessi. Non siamo troppo lontani dalla verità affermare che sia l’arte dell’onestà perché si è completamente allo scoperto quando si balla. È impossibile ballare senza essere sé stessi. Quando si balla si sta dicendo la verità. Se si mente ci si fa male. E noi che ci sentiamo in difficoltà sotto quei riflettori, sappiamo benissimo che quello che in fondo ci spaventa da morire, è lasciarsi andare e farsi guidare da un’altra persona. Ma se ci riusciamo, dicono, sia bellissimo.

Molti di noi sono arrivati da giovanissimi al ballo per necessità. A quel tempo era l’unico modo per abbracciare una donna. Ballare aveva molti tratti in comune con il corteggiamento. Posso affermare che ho cominciato a ballare (male) perché era l’unico modo per incontrare le ragazze. Una volta, preso dal ruolo, invitai a ballare una ragazza che se ne stava in disparte e che nessuno sembrava notare. Mi guardò malissimo. Solo dopo qualche attimo mi accorsi che aveva una gamba ingessata. Pensò che la volessi prendere in giro. Non conosceva la mia proverbiale distrazione. Soltanto più avanti abbiamo compreso che una rivoluzione senza un ballo è una rivoluzione che non vale la pena di fare.

Qualcuno, io compreso, ha cercato di aggirare l’ostacolo ponendosi dall’altra parte, addomesticando un mixer e due giradischi, facendone per qualche anno un mestiere. Ricordo le sale gremite sotto di me, dalla Val d’Elsa alla costa tirrenica. Un divertimento anche se la musica del cuore era altra. E li facevi ballare, tutti, anche i meno coinvolti. E c’era sempre una ragazza che ti aspettava alla fine della serata. La fortuna di vivere un tempo dove tutto era stupendamente nuovo: i concerti, le discoteche, le radio libere, le ragazze che uscivano la sera fino a tardi. Cosa potevamo volere di più? Noi ballavamo anche senza musica. Il consiglio che possiamo dare per il ballo e per la vita è uno solo: danza sempre come se nessuno ti stesse guardando.

Massimo Biliorsi