
Era tornato a Siena per fare lo scoutman e il secondo assistente, da venerdì della scorsa settimana Simone Cruciani è il vice allenatore della Emma Villas. Classe 1986, di Spoleto, è l’uomo che sa tutto di ogni avversaria, come lui stesso ci racconta: "Mi occupo di avere a disposizione le analisi di tutte le gare dei nostri avversari. Coppa, campionato, ogni partita che una nostra rivale affronta durante la stagione. Abbiamo una banca dati completa per poi sviluppare lo studio gara e proporre tematiche in allenamento. Il lunedì, anche con l’aiuto di Gianluca Carloncelli, ho già a disposizione lo studio della squadra che affrontiamo la domenica successiva".
Come è nato l’amore per la pallavolo?
"Ho giocato a livelli infimi, poi ho iniziato ad allenare nel 2007, da lì ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno permesso di intraprendere questa avventura. Anno dopo anno è salita la consapevolezza di poterlo fare come lavoro, un’escalation di situazioni, di incastri giusti, di buone opportunità. Ho vissuto tante belle esperienze".
Anche con una squadra donne. Che differenza c’è fra volley femminile e maschile?
"Allenavo una under 18 che faceva la C. Oltre ad una pallavolo diversa, non una più fisica e l’altra più tecnica, ma da interpretare in maniera diversa, la differenza maggiore è la valutazione dei canali di comunicazione. Mi trovo più a mio agio ad allenare i maschi perché posso essere me stesso. Un segreto di un allenatore per farsi accettare è essere sé stesso, evitare di forzare alcune situazioni caratteriali".
E tra capo allenatore e assistente?
"Il capo allenatore ha la responsabilità su tutti i collaboratori, è una responsabilità maggiore, serve umiltà e capacità di mettersi a disposizione del prossimo. Non è semplice per una persona che ha nella propria identità l’essere un capo allenatore entrare in un concetto di staff. Da questo punto di vista mi ha aiutato tanto l’esperienza in nazionale, dove ho avuto la fortuna di trovare un uomo come Vincenzo Fanizza. Lì ho razionalizzato tanto il diverso modo di andare in palestra".
Prima che fosse preso Tubertini, nella primavera 2021, circolò il suo nome per la panchina biancoblù…
"Di concreto non c’è stato mai niente. Mi avrebbe fatto piacere tantissimo. Qui sono stato bene, avevo accettato di fare lo scoutman perché Siena è un posto speciale, per il grande lavoro fatto nel settore giovanile, insieme a Banella, la vittoria dell’A2, tante situazioni familiari che si sono sviluppate quando ero qua. Tornare a Siena è qualcosa di magico, a questa città devo tanto, la porto nel cuore. Quest’anno stiamo vivendo un momento di grande sofferenza, ma c’è grande volontà di ribaltarlo, non lo meritiamo".
Ha lavorato con vari allenatori Cosa le hanno dato?
"Ognuno ti dà qualcosa, se hai l’umiltà di carpire il meglio per te. Non è detto che devi essere sempre d’accordo, basta mettersi a disposizione e contribuire alla crescita di un gruppo. Non è che se copio l’allenatore divento come lui, bisogna carpire per essere se stessi".
Il sogno nel cassetto?
"Fare il capoallenatore. A quale livello non so, quello lo diranno le capacità e le opportunità".
Stefano Salvadori