Il Regolamento del Palio compie 300 anni

Venne alla luce il 7 maggio 1721; norme ancora attuali e in parte ancora in vigore. Se la Festa è arrivata fino ad oggi si deve anche ad esso

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Trecento anni portati bene: il 7 Maggio del 1721 viene alla luce il primo vero e proprio Regolamento del Palio. Come per la Costituzione Italiana, è una serie di norme lungimiranti e in gran parte ancora non solo attuabili ma anche in vigore. Si tratta quindi di un giorno importante per la nostra Festa ma anche per la città: se il Palio è arrivato fino ad oggi è merito anche di un cammino regolamentare che è partito proprio quel fatidico 7 maggio.

Ma perché si era arrivati alla necessità di fissare regole precise? Che si dovesse arrivare a mettere nero su bianco appariva ormai inevitabile visto l’importanza che cresceva evento dopo evento, poi la spinta definitiva arrivò con la carriera dell’anno precedente, quella del 2 di luglio quando avvenne un po’ di tutto, per colpa di avere alla mossa tutte e diciassette le Contrade, compresa l’Aquila che era tornata a gareggiare. Il brutto fatto successe a palio corso, perché alcuni fantini non riuscirono a fermarsi subito e gli spettatori avevano invaso la pista, soprattutto i brucaioli che avevano vinto. Ci furono addirittura due morti e diversi feriti. Il fatto scosse l’opinione pubblica, gli amministratori e le stesse Contrade. Eccoci quindi ad un inverno di lavoro ed il 7 maggio arriva il primo Regolamento del Palio. E’ una serie di norme che, nella loro semplicità di soli 16 articoli, offrono le basi all’odierno svolgersi della Festa.

Naturalmente stiamo parlando della sola carriera di luglio: quella dell’Assunta si adeguerà poi alle stesse prerogative. Sopra la firma dei quattro Provveditori della Biccherna, con l’avvallo della principessa Violante di Baviera, si parte con il primo articolo che fissa il numero delle prove e i giorni, senza possibilità di cambiamenti. Che sia obbligatorio per tutti gli esercizi di togliere dalla pista tavoli e altri oggetti. Ed è il quarto articolo che mostra subito l’importanza nel tempo: i fantini delle Contrade dovranno indossare il giubbetto con i colori e con lo stemma ufficiale della stessa. Sembra un passaggio scontato ma in realtà non è proprio così, è il sancire un riconoscimento tangibile. Interessante anche il quinto che stabilisce l’uso del nerbo e la presenza dello stesso fantino nel precedente corteo su un cavallo da parata. Il decimo articolo poi evidenzia che i giri dovranno essere tre e l’arrivo è al Palco dei Giudici.

La Contrada vincitrice dovrà ritirare il drappellone attraverso i suoi Offiziali, che altro non sono che i dirigenti e coloro che indossano i costumi del Corteo. Ma l’articolo che è più richiesto e che fa iniziare al Palio un regolare cammino, è lo stabilire, con il tredicesimo comma, che dovranno correre, attraverso un sorteggio, soltanto dieci rioni. Questo proprio per quello che era accaduto l’anno prima. L’articolo successivo offre invece la lungimiranza verso i proprietari dei cavalli: entro il 29 giugno le Contrade partecipanti dovranno versare una somma destinata proprio a loro.

Bellissima poi, a leggerla oggi, la chiusura con l’ultimo degli articoli, il sedicesimo: "E finalmente si notifica a qualsivoglia Persona di qualunque Stato, grado, e condizione si sia tanto suddita, come forestiera, che sotto le suddette pene, e della refezione di tutti i danni, che si potessero pretendere dalle Contrade, e loro Fantini, non ardisca né per se, né per altri dare, o far dare alcun impedimento ai Cavalli destinati per la Corsa, data che sarà legittimamente la Mossa. Delle quali pene pecuniarie come sopra contenute nel presente Bando, se ne applicherà un terzo al Fisco, e Gran Camera Ducale di S.A.R. un terzo al Maestrato, che condannerà, e risquoterà le medesime, ed il restante al Querelante, o Inventore".

Massimo Biliorsi