I social usati per ricostruire il delitto. Foto e messaggi audio nelle chat

Il difensore dell’ucraina rilancia: "Non ci sono gli estremi per l’ergastolo. Il 22 aprile li evidenzierò"

I social usati per ricostruire il delitto. Foto e messaggi audio nelle chat

I social usati per ricostruire il delitto. Foto e messaggi audio nelle chat

di Laura Valdesi

SIENA

"Erano spaventati delle notizie circolate sulla stampa, dopo la morte di Anna Maria Burrini. Temevano di essere controllati. Emerge dalle intercettazioni", ha svelato il pm Sara Faina nella requisitoria fiume al termine della quale ha chiesto l’ergastolo per zio e nipote. L’uno a suo dire autore materiale dello strangolamento della pensionata di 81 anni, il 26 settembre 2022, l’altra presente nell’abitazione al momento del delitto. E proprio con lo zio, grazie alle indicazioni fornite dall’inquilino della Burrini, autrice del piano per stordire l’anziana e "depredarla di tutti i suoi beni". Richiesta netta e forte quella della procura, nella storia giudiziaria recente non si ricordano due ergastoli per lo stesso omicidio chiesti dalla pubblica accusa. Dunque rischiano grosso il 41enne ucraino, che lavorava come operaio saldatore, e la nipote 27enne che era addetta in una ditta di pulizie. "Non ci sono gli estremi per l’ergastolo, nessuna anticipazione per adesso", aveva commentato a caldo il legale Alessandro Bonasera che assiste l’imputato. "A giudizio di questo difensore la richiesta di ergastolo anche per la propria assistita non risulta assolutamente suffragata dal complesso delle risultanze probatorie emerse in sede dibattimentale", annuncia l’avvocato FRrancesco pPaolo Ravenni che assiste invece la nipote. Il 22 aprile, dunque, un’altra udienza fiume dove per ore si ascolteranno soltanto le ragioni della difesa che dovrà tentare di smontare un castello accusatorio dove, anche se sono state citate solo parzialmente nella requisitoria, le intercettazioni hanno aiutato a ricostruire le mosse degli accusati. Che al telefono, e addirittura durante i colloqui in carcere con i loro cari, hanno parlato molto. Ma questo è un delitto dove anche i social giocano un ruolo importante, stando ai messaggi audio (e non solo) nelle chat fra i componenti del gruppo di amici e i loro familiari più stretti. Oltre al fatto che le celle telefoniche per la procura dimostrano che i due imputati del delitto erano quel giorno nella zona di Largo Sassetta, sono state recuperate dal cellulare della giovane imputata foto che testimonino la loro presenza nel fondo dell’anziana da comprare: questa la scusa usata per ’agganciarla’ e salire in casa. "L’invio di messaggi fra zio e nipote? Vuol dire che non erano nello stesso luogo? Neppure per sogno – argomenta il pm Faina – ma solo che certe informazioni non potevano essere esternate altrimenti Anna Maria Burrini si sarebbe insospettita". Emerge anche che alle 13.46 di quel 26 settembre l’imputata cerca in rete ’notaio Siena’. Dovevano rendere credibile la loro intenzione di comprare il fondo di cui la pensionata intendeva disfarsi. A tale scopo erano stati presi persino dei soldi finti-specchietto per le allodole volti ad avvalorare le loro intenzioni.

Il giorno in cui entrarono in azione, con le fiale di dimedrol per tentare di stordire Anna Maria Burrini ed il presunto laccio da scarpe che per il pm Faina si sarebbero portati dietro, sapevano che la pensionata custodiva un ben gruzzolo in casa. Evidentemente la donna gli aveva cambiato posto dopo il primo furto di oltre 20mila euro, tanto che lo zio (vantava con la Burrini una conoscenza di vecchia data avendo preso in affitto una stanza da lei in precedenza) e nipote fuggirono con 1500 euro ed alcuni gioielli.