
di Pino Di Blasio
Lo aveva annunciato da tempo, l’altra sera l’arcivescovo Augusto Paolo Lojudice ha illustrato ai sacerdoti la nuova ’governance’ della diocesi di Siena-Colle-Montalcino, la struttura che guiderà la Curia. Più delle nomine, forse fanno rumore gli assenti, chi non è stato confermato vicario. "Non ho fatto nessuna rivoluzione - premette l’arcivescovo - non ho inventato i vicari delle foranìe, erano già previsti. Ho accentuato la strategia della corresponsabilità, assegnando ai nuovi vicari compiti in più. Non ho creato una federazione, i quattro vicari hanno anche ambiti pastorali da gestire".
Il quadro delle nomine è completo? Può dirci chi ha scelto?
"Partiamo dalle prime nomine. Don Enrico Grassini è il responsabile dei beni culturali e dialogherà con l’Opera del Duomo. Don Renato Rotellini, parroco di Santo Spirito a Poggibonsi, sarà il moderatore di Curia, oltre che uno dei 4 vicari episcopali, della Foranìa di Colle-Poggibonsi".
Cosa fa il Moderatore?
"E’ il primo responsabile dopo l’arcivescovo, il coordinatore di tutti gli uffici. Curerà l’amministrazione, l’economato e coordinerà gli uffici di Curia".
In pratica il numero 2 della Diocesi. Chi sono gli altri vicari?
"Vicario episcopale per Siena è don Roberto Bianchini, parroco di San Martino e della cappella universitaria di San Vigilio. Per le Foranìe della Valdarbia e di Montalcino-Amiata i vicari sono don Vittorio Giglio, parroco di Sovicille e monsignor Luca Bonari, parroco di Asciano. Infine ho chiesto al vicario generale emerito monsignor Giovanni Soldani di restare ancora un anno per aiutarci in questa fase".
Come è stata accolta dai sacerdoti la nuova governance?
"Penso bene, visto che 3 dei 4 vicari sono stati indicati dai sacerdoti delle Foranìe. Avranno anche ambiti pastorali: don Roberto si occuperà della formazione dei laici e dell’insegnamento nella scuola cattolica, don Vittorio del seminario e delle vocazioni, don Luca della formazione del clero e del diaconato permanente. Oggi sono 60 i sacerdoti della diocesi, alcuni sono molto anziani. La riorganizzazione è un lavoro in progress, va fatta a tappe, le responsabilità vanno condivise".
L’addio di don Antonio Bartalucci, parroco di Montalcino, è un effetto di questa riorganizzazione?
"E’ stata una scelta personale del parroco. Don Antonio era uno dei sacerdoti indicati per il ruolo di vicario della forania di Montalcino. Quando gliel’ho proposto mi ha risposto che non se la sentiva più di andare avanti. Dovrò nominare un nuovo parroco, rimettendo in moto il valzer. Rispetto la scelta di don Antonio di avere un momento di distacco e riflessione. Speriamo che torni".
Oggi si celebrano i 50 anni di Santa Caterina dottore della Chiesa.
"Santa Caterina sarà ricordata in tutte le messe, soprattutto a San Domenico da padre Alfredo. Io celebrerò la messa a San Francesco e leggerò la lettera che il Papa ha inviato alla nostra diocesi".
Un omaggio alla Santa di papa Francesco?
"Una lettera in continuità con quanto fatto dai predecessori. Per il 25° anniversario, nel 1995 papa Giovanni Paolo II inviò una lettera all’arcivescovo Bonicelli nella quale esaltava il genio di Santa Caterina. Papa Francesco invita a seguire l’esempio della Santa senese, ci dice di guardare a lei in questi momenti di emergenza. Un messaggio diretto, il Papa tocca temi legati alla vita sociale e al presente".
Da Assisi a Siena..
"E’ stata una visita intensa quella del Papa. La sua enciclica è un invito a ripartire dal legame universale della fraternità, affinché l’umanità possa andare avanti. Siamo fatti per stare insieme, è nel codice genetico dell’uomo. Un legame che deve impedire che ciò che ci circonda ci faccia diventare nemici uno dell’altro".
Qual è l’effetto degli scandali finanziari in Vaticano?
"Non posso certo dire che facciano bene, anche i più vicini alla Chiesa percepiscono segnali negativi. Ma la fede non è una fuga verso mondi che non esistono: è fatta di debolezze e fragilità. Nessuna giustificazione, però. Se Papa Francesco ha preso decisioni eclatanti, vuol dire che ha a disposizione dati certi. Il segnale forte è che il Papa non vuole insabbiare i problemi, li vuole portare a galla e risolvere. E i colpevoli devono riconoscere di aver sbagliato. Il punto nodale è la gestione del potere, ma sono convinto che Papa Francesco abbia una visione chiara dei mali e delle soluzioni per il governo del Vaticano".