I ’Lorenzetti Brothers’ e Duccio. Le stelle dell’autunno a New York

’La Madonna del Latte’ tra i dipinti prestati al Metropolitan. Opera rivoluzionaria che sarà esaltata con Siena

I ’Lorenzetti Brothers’ e Duccio. Le stelle dell’autunno a New York

I ’Lorenzetti Brothers’ e Duccio. Le stelle dell’autunno a New York

Pino

Di Blasio

Una città nell’ultimo decennio vituperata, al centro di crisi profonde, scandali e processi. Diventata, molto per sue colpe e un po’ suo malgrado, antipatica al resto del mondo.

Tutta questa eccitazione per una mostra d’arte? Per una decina di capolavori che dai musei senesi partiranno alla volta prima del Metropolitan Museum a New York e poi della National Gallery a Londra? Le speranze, forse eccessive, illusorie, sono riposte nel talento degli americani di raccontare grandi storie, di trasformare personaggi dimenticati in nuovi eroi, di esaltare gesti e opere sublimandoli in epica hollywoodiana: effimera, superficiale, ma perfetta per il mondo social di oggi. Noi non sappiamo più farlo, la nostra vita quotidiana con la grande bellezza ci ha portato a ignorarla, a darla per scontata, a considerarla cimelio del passato da custodire in cornici d’argento.

Mi sono reso conto della mia ignoranza quando ho ascoltato don Enrico Grassini che ha aperto le porte del Museo Diocesano rinnovato, e mostrato le opere d’arte che sono lì custodite. Quando ha parlato de ’La Madonna del Latte’, ha esaltato il genio rivoluzionario di Ambrogio Lorenzetti, che dipinse la Madonna a seno nudo mentre allatta Gesù Bambino. E’ una delle Madonne più umane nella storia dell’arte, raffigurata nel gesto squisitamente materno dell’allattamento. E anche Gesù Bambino è umanissimo: ha uno sguardo irrequieto, la mano è attaccata al seno della Madre, la gamba sinistra in alto appoggiata al suo petto.

Un flash, una folgorazione, "un’entrata a gamba tesa nell’iconografia sacra", come l’ha definita don Enrico. Lorenzetti dipinse la sua Madonna nel 1325, per gli storici dell’arte è un’icona che risalirebbe addirittura agli Egizi, al culto di Iside e poi all’arte bizantina. Ma La Madonna del Latte lorenzettiana fu una deflagrazione non solo a Siena. Mc Luhan sentenziava che un uomo moderno acquisisce tante informazioni in 5 minuti passati a Times Square più di quante ne acquisiva un uomo del Trecento in tutta la sua vita. Gli unici mezzi di comunicazione di massa nel Medioevo erano l’arte e le prediche. Vedere la Madonna a seno nudo, così umana, rafforzava la venerazione e la fede, soprattutto nelle donne. Il culto della Madonna del Latte dilagò in Europa, tanto che il Concilio di Trento, a metà del Cinquecento, impose ai vescovi di eliminare tutte le raffigurazioni ’sconvenienti’ di Maria e di Gesù.

E’ per questo che i curatori delle mostre di New York e Londra hanno chiesto in prestito il capolavoro al Museo Diocesano. Assieme ad altre opere di Pietro e Ambrogio Lorenzetti e alle predelle della Maestà di Duccio, più altri dipinti e polittici ad Arezzo, Cortona e Grosseto. Quell’opera d’arte ’rivoluzionaria’ potrà fare da miccia per raccontare la vita dei Lorenzetti Brothers, le stelle artistiche del Trecento assieme a quel geniaccio di Duccio e di Simone Martini. Dall’Annunciazione e dalla Madonna del Latte ai collegamenti con il ciclo del Buon Governo, il passo sarà breve.

I Lorenzetti Bros potrebbero diventare i nuovi divi della grande Mela, i profeti della buona politica, fatta di giustizia, pace e armonia; come si può capire se si entra in un antico palazzo eretto in una piazza scenografica in una piccola città della vecchia Europa. Aveva tutto, quella città nel Trecento: genio, progetti, soldi, abitanti, sogni. La peste arrivò come un contrappasso di tanta opulenza e grandezza, come la saetta divina che distrusse la Torre di Babele. E si portò via anche i fratelli Lorenzetti, che avrebbero potuto regalare altri capolavori al mondo.

E’ bello vagheggiare un autunno a New York con manifesti ovunque sui capolavori senesi, i talk show su Siena culla dell’arte nel mondo, in tempi in cui Manhattan era un’isola di granito e scisto, abitata da algonchini che vivevano di pesca nell’Hudson. Come il napalm per il colonnello in Apocalypse Now, è un’illusione che profuma di vittoria.