I dipendenti Fruendo ritornano al Monte

Depositata la prima sentenza in Cassazione che dà definitivamente ragione alle centinaia di bancari distaccati nella società di servizio

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Piove sul bagnato, alle urgenze che pesano sul Monte dei Paschi si aggiungono le prime sentenze della Corte di Cassazione, che complicano il processo di contenimento dei costi e di ulteriori tagli al personale, attraverso un accordo sugli esuberi. E questo alla vigilia del consiglio d’amministrazione di oggi, solo apparentemente preparatorio dell’assemblea del 6 aprile. In realtà snodo cruciale per una serie di questioni ancora in sospeso sulla ricapitalizzazione della banca e sulle conseguenze delle richieste di risarcimenti.

"Con sentenza n. 7364 depositata il 13 marzo la Corte di Cassazione ha posto la parola fine a una vicenda giudiziaria durata più di otto anni che ha coinvolto centinaia di lavoratori assistiti da una decina di studi legali". Comincia così la nota dello studio legale di Bologna Piccinini-Ferretti-Buttazzo e Pittarello, tra i primi avvocati a rilevare i dettagli della sentenza che chiude le vertenze Fruendo e fa tornare in Banca circa 500 dipendenti, quelli che hanno resistito agli accordi conciliativi, ai prepensionamento e al cambio di lavoro. "Tutto ha inizio alla fine del 2013 quando la Banca Monte dei Paschi di Siena decide di ’alleggerirsi’ esternalizzando alcune sue attività a una neo costituita società denominata Fruendo, alla quale cede’ oltre mille dipendenti sparsi tra diverse filiali d’Italia dal 1 gennaio 2014. Giuridicamente l’operazione viene presentata - ricordano gli avvocati bolognesi - come una cessione di ramo d’azienda che, se legittima, non richiede il consenso dei lavoratori. Contestando proprio la legittimità di quella cessione alcune centinaia dei dipendenti si sono rivolti a una decina di studi legali. 79 di loro, di Padova, Siena, Milano, Mantova e Lecce hanno incaricato del ricorso gli avvocati di questo studio legale che ottenevano il 14 aprile 2015, una sentenza favorevole del Tribunale del Lavoro di Siena, confermata dalla Corte d’Appello di Firenze il 30 gennaio 2017, che disponeva il ripristino del rapporto di lavoro in capo a Mps. La Banca non dava esecuzione alla sentenza, salvo decidersi, dopo aver ricevuto alcuni decreti ingiuntivi che rivendicavano la ’doppia retribuzione’ a ripristinare il rapporto virtualmente, trasformando però in distacco la continuazione dell’attività dei dipendenti presso Fruendo".

Si arriva al febbraio 2021, dopo che dei 1.066 montepaschini trasferiti a Fruendo, 450 ’riassorbiti’ dal Monte e distaccati alla nuova società, i più tenaci, assistiti da uno stuolo di studi legali, si trovano a discutere le loro cause in Cassazione. Ora è arrivato il deposito della prima sentenza che accoglie definitivamente le tesi dei lavoratori, che hanno così conseguito il definitivo diritto a permanere alle dipendenze della loro Banca.

In attesa di valutare le conseguenze di questi verdetti, oggi il cda del Monte dovrà varare i documenti preparativi per l’assemblea del 6 aprile. Tra i nodi cruciali, la certificazione dei bilanci dei revisori di Pwc, che dovranno attestare la sussistenza della ’continuità aziendale’. Secondo indiscrezioni, Pwc avrebbe palesato "elevate incertezze sulla questione continuità", ricordando anche che al 31 marzo la Banca si troverà a corto di capitale e avrebbe bisogno di un’iniezione di liquidità urgente. Altro tema che potrebbe aprire fronti caldi a Rocca Salimbeni, quello delle eventuali azioni di responsabilità nei confronti degli ex vertici condannati.