Giocatore di basket uccide la madre Coltellata alla gola, poi si costituisce

Antonio Cometti, 25 anni, aveva militato nell’under 17 della Mens Sana prima che la società fallisse. Veniva spesso a Chiusi dove la famiglia ha una proprietà. Negli ultimi tempi stava male, era seguito dall’Asl

di Laura Valdesi

SIENA

"Ho fatto una cosa brutta. Ho accoltellato mia madre", ha detto Antonio Cometti quando si è presentato ai carabinieri dopo aver ucciso la donna, Marina Mouritch, 53 anni. Il militare che ha aperto lo conosceva, come tutti in un piccolo centro. Ha visto che aveva le mani sporche di sangue, i vestiti lo stesso. Il giovane era scosso. Neppure l’ombra di quel ragazzone che, ai tempi d’oro della Mens Sana Siena, prima del fallimento della società, militava nelle giovanili biancoverdi. E sperava di diventare una stella del basket, sport che è rimasto sempre nel cuore del 25enne ora in carcere a Vercelli per l’omicidio della madre. Cometti, 2 metri e 2 centimetri di altezza, risiedeva a Galbiano, piccolo centro sulle colline del Monferrato in provincia di Alessandria. Ma veniva spesso a Chiusi dove la famiglia (vedi articolo sotto) aveva comprato una casa con del terreno. La notizia della tragedia ha subito fatto il giro del mondo della pallacanestro senese. "Era uno degli atleti che stava nella foresteria – ricorda distintamente Filippo Franceschini, all’epoca allenatore assistente dell’under 19 della Montepaschi Mens Sana –, lui era nella under 17 nel 2013. A volte però veniva ad allenarsi anche con i più grandi del mio gruppo. Un ragazzo molto buono, anche se con un carattere particolare e un po’ introverso. All’epoca non avrei mai pensato che fosse capace di un gesto come quello di cui oggi è accusato. Un bambinone, gli piaceva stare al centro dell’attenzione. Faceva gruppo". Con la prima squadra però non era mai entrato in campo, nonostante fosse stato inserito a volte fra i nomi a disposizione. "Quando Cometti successivamente approdò al Pino Firenze – prosegue Franceschini – ricordo che giocò anche contro la Mens Sana. L’ultima volta ci avevo parlato per messaggio lo scorso anno quando seppi che faceva qualche allenamento con Chiusi. Ci scambiammo audio".

Sul profilo facebook di Cometti anche un’immagine sul trattore, scriveva di vivere a Chiusi, sebbene la residenza non l’abbia mai presa. Andava e veniva dal Piemonte alla provincia di Siena. E anche a Montallese, dove la famiglia ha la proprietà, nessuno ricorda quel ragazzo alto due metri. Che negli ultimi tempi non stava bene. Era seguito dagli operatori dell’Asl per una crisi depressiva. Era convinto che il fratello, che vive appunto in Valdichiana, gli controllasse il computer e il telefono. Tanto che avrebbe fatto eseguire, secondo gli investigatori, delle verifiche sui dispositivi raccogliendo presunte ’prove’ che erano a suo dire misteriosamente sparite. Accusava inoltre la madre Marina di parteggiare per il fratello.

Avrebbe accoltellato la donna giovedì alle 14,30. Un colpo mortale alla gola, altri sui polsi. Forse si è difesa. Poi l’ha messa dentro un sacco nero, i carabinieri sospettano per far sparire il corpo. Quando sono arrivati era in cucina, spuntavano le gambe della 53enne uccisa con un coltello con lama ad anima liscia di 30 centimetri. "Ha detto - spiega l’avvocato Fabrizio Amatelli che lo difende – che in quel momento o faceva qualcosa contro di sè, anche ammazzandosi, o se la prendeva con la mamma. E c’è stata la rottura". Mercoledì Cometti, disoccupato con qualche impegno nel volontariato e il sogno di un agriturismo, aveva saltato la terapia.