MASSIMO BILIORSI
Cronaca

Gianna, la musica, babbo Danilo ’Sei nell’anima’, la rinascita di un’artista in fuga dalla follia

Dagli esordi al trasferimento a Milano, passando dal complicato rapporto con il padre e con la dimensione della provincia: Nannini, vita da rockstar nel biopic in onda su Netflix.

Gianna, la musica, babbo Danilo ’Sei nell’anima’, la rinascita di un’artista in fuga dalla follia

Gianna, la musica, babbo Danilo ’Sei nell’anima’, la rinascita di un’artista in fuga dalla follia

Sulla bocca di tutti (o quasi) i senesi ’Sei nell’anima’, uscita su Netflix da appena due giorni, per la regia di Cinzia TH Torrini, la biografia resa sceneggiatura filmica di Gianna Nannini. Se ne parla un po’ ovunque: un po’ perché Gianna è nazionale, un po’ perché l’aggancio a Siena è inequivocabile e costante presenza, un po’ per purissima curiosità di vedere, cosa da non tutti i giorni, la vicenda umana e professionale di un’artista che sicuramente deve dare ancora tanto al suo pubblico e quindi non personaggio ormai appartenente solo alla memoria. Inevitabile un alone didascalico: l’ascesa della Nannini va di pari passo alla sua totale conversione alla musica e di conseguenza al rifiuto al convenzionale. Non sappiamo quanto invece sia stato inevitabile evitare certi passaggi fondamentali del suo percorso: l’iniziale arrivo alla Numero 1, l’incontro con la Pfm, altri momenti che segnano il tempo di un’artista coraggiosa e non solo anticonformista, come appare a chiare note.

La guida viene dalla sua autobiografia del 2016 e quindi ogni scelta può essere in questo senso legittima. Il ruolo della città di Siena si confonde a quello della famiglia: c’è un senso di oppressione che è facilmente comprensibile, l’immagine-cartolina per fortuna è (quasi) sempre evitata, ma il ruolo ingrato della provincia si respira ogni parentesi dell’infanzia e dell’adolescenza, che contamina con equilibrio una carriera sempre più convinta. Insomma, molta più Gianna che la Nannini musicista: ma questo è il prezzo che ogni fiction paga per essere realizzata.

E così tutte le digressioni che sottolineano certi incubi e certe devianze allucinogene che la rendono non più umana ma più personaggio che trova il riscatto. Tutti diventano personaggi: succede ad Anita e Nino Bixio quando si parla di Garibaldi, accade puntualmente anche a Mara Marionchi, Conny Plank e Mauro Pagani quando si parla della rockstar Gianna Nannini. Inevitabile.

Casomai, se si voleva chiudere il cerchio con le sue origini, il momento in cui ha fatto pace davvero con la città e le avversità paterne, questo è stato un po’ prima della morte del babbo, quel venerdì 30 agosto 2002 quando, complice proprio Mauro Pagani che vediamo con lei viaggiare verso la fondamentale Germania, si esibì dopo tanti anni in piazza del Campo, davanti ad un pubblico quasi sconosciuto e alla finestra del Circolo degli Uniti dove c’era la sua famiglia.

Un finale che riconcilia Gianna al suo lontano mondo, quasi primitivo: lei che suona fra le vigne senesi, la canzone che guida il senso di questa fiction che ha dalla sua il saper far emergere l’insegnamento che la illuminata ostinazione paga sempre, che il talento prima o poi viene fuori, che bisogna scappare da qui se davvero vogliamo essere noi stessi, che il male, sotto forme anche umane, è pronto sempre a tentarci. E poi che il vero amore è l’antidoto migliore a tutti i mali.

L’attrice Letizia Toni si immedesima a fondo nella Gianna rock e acquista sempre più, nello scorrere del film, le sue sembianze. Del messaggio musicale restano alcuni frammenti: che ’California’ è il disco della consapevolezza rock, che farsi plasmare da certi personaggi è quasi sempre salutare, che mantenere un pizzico di provincialismo può aiutare ad essere ancora e sempre la ’ragazza dell’Europa’.