Laura Valdesi
Cronaca

Palio, fronteggiamenti in Piazza. I casi del 2015 e 2018 affrontati in una tesi: «Difesa dell’identità»

Marianna Tiberti, ondaiola, l’ha discussa il 24 aprile a Giurisprudenza. Il rapporto fra giustizia paliesca ed ordinaria nella nostra Festa .

Marianna Tiberti

Marianna Tiberti

Siena, 28 aprile 2024 – I fronteggiamenti in Piazza fra contradaioli del 2015 e del 2018 diventano tesi di laurea. Di una studentessa della Facoltà di Giurisprudenza, Marianna Tiberti, che l’ha discussa il 24 aprile scorso. Relatrice la professoressa Floriana Colao che insegna Storia del diritto medievale e moderno. "L’idea di affrontare l’argomento è nata dalle pronunce del tribunale di Siena e della Corte di appello di Firenze che hanno messo in discussione la sana tradizione dei fronteggiamenti in Piazza al termine della Carriera nonché dai continui e numerosi attacchi del mondo animalista relativi a presunti maltrattamenti dei cavalli", spiega la neo laureata nell’introduzione. Singolare che a porre l’attenzione sulla vicenda, confrontando la giustizia paliesca e quella ordinaria come si spiega nel titolo dell’elaborato, sia stata una studentessa di origini campane. L’arcano è presto svelato. "Sono contradaiola per ius affinitatis e da sempre amante delle tradizioni", racconta. "Da quando ho visitato il MOnd, il museo dell’Onda, sono rimasta folgorata. E’ stato amore a prima vista. Sono anche battezzata in Malborghetto", prosegue Marianna Tiberti.

Che parte da lontano, raccontando del Palio e delle sue origini, della prima regolamentazione moderna descrivendo la giustizia paliesca e poi come si è arrivati all’intervento di quella ordinaria . Un capitolo, interessante, è dedicato alle ’considerazioni sulla non punibilità dei fronteggiamenti fra Contrade’. Scrive qui "che i fronteggiamenti che si verificano in Piazza al termine della Carriera sono posti a difesa dell’intima e profonda identità senese e dell’onore dell’appartenenza alla comunità contradaiola. Sicché essi non sono solo un’evoluzione di giochi secolari ma non possono nemmeno essere considerati una volgare rissa da strada per futili o irrilevanti motivi". Dopo infatti "si dimentica l’inimicizia e si ritorna amici", osserva. Attingendo per le argomentazioni, tra gli altri, a Mario Ascheri e Duccio Balestracci, a Roberto Barzanti e Giuliano Catoni. E ancora: a Marco Comporti e Roberto Martinelli, a Sergio Profeti e agli atti del Comune di Siena. "Circa i mezzi dell’azione, il cosiddetto ’mulinar di mani’, rappresenta la caratteristica propria dei fronteggiamenti ove il limitato spazio tra i contendenti impedisce di portare colpi a mani nude che abbiano un’effettiva potenzialità offensiva", dice

"La consapevolezza dei problemi che i tempi che mutano portano con sé e la notevole rilevanza mediatica della Festa hanno amplificato una diffusa intolleranza verso quegli episodi, facenti parte del gioco, considerati ’violenti’. Nessuno nega che le ’pugna’ possono essere sussunte nella fattispecie delittuosa della rissa ma si ritiene che i fatti – conclude – ove si verifichino all’interno di una Festa universalmente nota anche per le sue manifestazioni irrazionali e nel rispetto di regole non scritte, meritano una considerazione diversa rispetto ad eventi, apparentemente simili, che accadono per motivi futili, abietti e per cause che nulla hanno a che vedere con un secolare confronto identitario fra Contrade". Specie alla luce della recente riforma Cartabia, "l’esiguità della riprovevolezza e del disvalore dei fronteggiamenti appare evidente sia per il tempo ed il luogo in cui si svolgono sia per il contesto sociale che mai ha stigmatizzato tali comportamenti".

Un capitolo corposo della tesi attiene alla tutela penale dell’animale, alle posizioni anti-Palio degli animalisti e alle misure adottate dal Comune di Siena per la salvaguardia ritenendo che in attesa dell’emanazione di una disciplina normativa organica in materia, "non si può far altro che rimarcare come Siena sia una città che ama gli animali e non ’li usa’". Chiude la tesi con le parole del veterinario Marco Roghi. Sosteneva che "il benessere del cavallo è legato a tre fattori in ordine crescente di importanza: alimentazione, ambiente e buon uso... Il buon uso si raggiunge quando si ottiene la prestazione richiesta limitando le situazioni di stress al minimo indispensabile, consci che non si può azzerare del tutto".