Francesco Arca "Un libro sulla morte di mio padre per curare il dolore"

L’attore senese sarà venerdì a Siena in Sala delle Lupe per presentare la sua prima fatica letteraria. "Sono sempre scappato da certe emozioni Ora mi sono messo a nudo narrando gli episodi più intimi della mia vita "

Francesco Arca con il suo libro

Francesco Arca con il suo libro

Siena, 27 marzo 2024 – Prima Roma, dopo Napoli, infine Siena dove venerdì alle 18 sarà protagonista in Sala delle Lupe. Dal palco alle librerie di tutta Italia, è un vero e proprio debutto quello di Francesco Arca, attore senese autore del libro ’Basta che torni’.

Francesco, come definisce il suo libro, a iniziare dal titolo?

"Questa frase era una sorta di portafortuna tra me e mio padre. Lui era militare e quando partiva in missione mi faceva una serie di raccomandazioni: “Fai il bravo, studia, etc.“. Io gli rispondevo: “Faccio tutto. Basta che torni“. Ma un giorno, dopo una battuta di caccia, non è tornato... ".

Dai programmi tv, al cinema fino al teatro. Ora la scrittura: questo libro è una terapia?

"Non avevo mai tirato fuori questo aspetto della mia vita. Sentivo il bisogno di manifestarlo, ma ho sempre avuto un forte pudore nel raccontare quei momenti così intimi, che mi hanno formato come uomo. La scrittura per me è una forma nuova di comunicazione. E’ un atto terapeutico, migliore di ogni altra cura. Prima di scrivere, ti devi convincere di metterti a nudo, poi quando lo fai, si va fino in fondo. Al cento per cento".

Qual è la sensazione nel presentare un libro così intimo in pubblico?

"Fa un effetto incredibile entrare nelle librerie tappezzate con il mio libro. Chi lo ha letto o ha presenziato alla presentazione è attento verso questa storia di perdita familiare, ma viene coinvolto anche nel racconto del presente. In altre parole, condivido l’esperienza mia e di mio padre, ma anche quella tra me e mio figlio. Al contempo, racconto un mistero, una vicenda ’fumosa’, che non vuole essere un atto giuridico né una sentenza verso nessuno. E’ la narrazione della mia esperienza dal mio punto di vista, omettendo i nomi delle persone in segno di rispetto".

Come è stato accolto in famiglia il debutto da scrittore?

"Mia madre e mia sorella non lo hanno ancora letto, forse per loro sarebbe doloroso scorrere certe pagine. Ma lo hanno letto mia moglie e gli amici. Per la prima volta non mi sono sentito giudicato. Da attore infatti sei sempre sottoposto al giudizio altrui, sei alla mercè di tutti. Stavolta invece non sono giudicabile, perché racconto un’esperienza di vita. Sono andato oltre: aprirmi è stato un atto di coraggio".

La scrittura come terapia ha funzionato?

"Certi dolori non passano mai. Io sono sempre scappato nei primi anni della mia vita, ma se il dolore non lo attraversi, torna sempre. Io adesso ci convivo serenamente".

La vedremo a Siena per il Palio? Quest’anno corre la Civetta...

"Se manco da Siena per il Palio può essere solo per motivi di lavoro. Altrimenti, nulla mi può tenere lontano dalla mia città e dalla sua festa".