
Di Flavio Mocenni potremmo scrivere a lungo, per un curriculum che lo ha posto nel tempo ai vertici della vita cittadina, che risolve nel tempo una indubbia preparazione di amministratore. Saremmo sicuramente puntuali e veritieri ma resteremmo sempre a pelo d’acqua.
Nel ritratto fotografico di Augusto Mattioli, qui nella veste forse più amata dallo stesso, da selvaiolo appagato da un lungo viaggio costellato di vittorie, appare forse uno dei segni che lo ha sempre contraddistinto: la serenità. Lo abbiamo infatti visto e seguito in molti suoi compiti, da direttore dell’Usl senese e poi grossetana, nella vicepresidenza della Fondazione MPS, dai paralleli mille rivoli di consigliere per tante istituzioni, e sempre abbiamo colto nei suoi eleganti atteggiamenti proprio una rassicurante serenità, che è poi sempre stato una sorta di illuminato marchio di fabbrica. Serenità che viene dalla trasparenza, dal carattere e dal modo di affrontare la vita: si meritava una carriera a più vasto raggio a cui ha gioiosamente rinunciato proprio perché questo affabile carattere si sposava con la sua attitudine di vivere sempre dove sono le radici.
Serenità e coerenza, per un viaggio iniziato dei banchi del Liceo Classico, a cui è rimasto sempre legato, perché la memoria non è mai acqua che fugge via, ma è la fonte di ispirazione e sogni. E poi il grande amore per la Contrada, sempre pronto a dare una mano, oltre gli anni, e non sono stati pochi, da Priore della Selva dal 1985 al 1994, coronati nell’organizzazione della festa del 1987, successo in pieno stile Vallepiatta, quando vincere è l’eterna sorpresa, in questo caso con Vipera e Bonito da Silva.
Flavio Mocenni ha attraverso il tempo con questo inimitabile stile di vita, passando indenne a crisi e momenti di assoluta depressione cittadina, da amministratore che guardava cifre e bilanci assieme all’indispensabile equilibrio cittadino, passando per strada per ascoltare tutti, perché la buona politica si fa in mezzo alla gente, restando sempre uno di loro, anche per una coerente scelta ideologica. Il cuore è come il cielo: solo quando si apre può essere sereno. Mi ha dato sempre l’idea che la felicità non è camminare sulle acque, ma la conquista di chi siamo, dove veniamo e dove abbiamo la fortuna di vivere. Una lezione di leggerezza che non nasconde quella di uomo impegnato per il bene della sua comunità.
Massimo Biliorsi