"Ero rassegnato, rischiai la gamba Poi il miracolo, diventai Scompiglio"

Il racconto di Bartoletti, fantino esordiente e vittorioso chiamato dal Leocorno per scombinare i piani degli altri

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Era pronto a vestire i panni dell’assassino. Ma la storia ebbe un fine più lieto: il 16 agosto 2007 la Piazza lo incoronò re, come nella più bella delle favole. Il soprannome Scompiglio gli fu dato con un preciso intento: scombinare i piani di un Palio complicato, con tante accoppiate date per vincenti. Lui, Jonatan Bartoletti da Pistoia, giovane debuttante, avrebbe voluto solo finire a testa alta. E ripagare la fiducia del Leocorno, in primis del capitano Luigi Fumi.

"Ormai mi ero rassegnato, nessuno a Siena mi considerava – ricorda Jonatan –. A Bientina subii un brutto infortunio alla gamba: ho rischiato l’amputazione. Nonostante non stessi benissimo partecipai al Palio di Asti: dovevo fare il killer e mi riuscì bene. Il capitano Fumi mi contattò, perché potessi svolgere nel Leocorno lo stesso servizio. I contatti andarono avanti fino al Palio. E nonostante l’arrivo di Brento montai per la prima prova, poi per la seconda e le successive. Per la prova generale mi chiesero di provare e lo feci, vincendo anche le resistenza dei più scettici. Non posso che ringraziare Luigi Fumi, gli devo tanto. Non avrei mai creduto di diventare un big. Quel giorno io volevo solo fare bene. Ecco perché mi reputo un privilegiato, che ha trasformato la sua passione in una professione. Io, arrivato da una piccola provincia dove la gente mi prendeva in giro: ‘Figuriamoci se correrai mai a Siena’. A volte mi dispiace non potermi godere tutto: alla fine di ogni Palio, vinto o perso, penso subito al successivo. Magari un giorno rivedrò i filmati e mi commuoverò. Sono uno dalla lacrima facile, da piccolo mi chiamavano ‘piangisteo’".

Il piccolo Piangisteo è diventato un giovane ambizioso. Aceto il fantino con cui è ‘cresciuto’ alla tv, tutti gli altri colleghi da cui carpire qualcosa. Così il suo entusiasmo e la sua voglia di lasciare il segno, quel 16 agosto, si mischiarono, come in una pozione magica, all’esperienza di Brento, cavallino additato come difficile. "Mi era sempre piaciuto, era il barbero perfetto per me: conosceva la Piazza, dovevo solo mandarlo".

Il primo pensiero all’arrivo non lo ricorda: "Sono una persona lucida, ma in quel momento non ci capii niente. Sapevo che quella era la mia occasione della vita. Ma vincere fu una cosa inaspettata". Scompiglio si trovò catapultato in una girandola di emozioni: una cosa vederle da fuori, una cosa viverle. "E infatti non mi sono voluto perdere niente della festa, me la sono voluta godere fino in fondo". Ma anche la vigilia della Corsa è stata un’emozione: "Alla benedizione avevo il groppo in gola, è stata impressionante. Lo è ancora: senti addosso tutta la fiducia di un popolo, uno stimolo a dare tutto". Emozioni che mancano. "Manca il Palio, mancano le corse, manca l’adrenalina. Ma siamo dei privilegiati, perché facciamo il lavoro che amiamo".

Angela Gorellini